Inchiesta “Ducale”, il Tdl di Reggio Calabria dice no anche sulla posizione di Ignazio Borruto
Operazione “Ducale”: c'è il no del Tribunale del riesame (Antonino Francesco Genovese presidente, Giuseppe Amato e Giuseppe Saverio Santagati giudici) anche sull'appello proposto dalla Procura avverso l'ordinanza emessa dal Gip con cui rigettava la richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere avanzata nei confronti di Ignazio Borruto, difeso dall'avvocato Natale Polimeni. A suo carico il pool antimafia contesta di aver cooperato per sostenere il candidato alle elezioni regionali Giuseppe Neri nelle tornate elettorali del 2020 e 2021 «minacciando coloro che facevano campagna elettorale in favore di altri candidati ed orientare il loro consenso elettorale verso il candidato Neri Giuseppe». Una ricostruzione accusatoria che per i Giudici del riesame «allo stato non si ritiene superata la soglia legale di gravità indiziari». Per il Tdl nessun collegamento con la ’ndrangheta: «Va, altresì, rigettato l'appello del pubblico ministero nella parte in cui Ignazio Borruto avrebbe agito quale appartenente alla cosca Araniti o, in alternativa, quale concorrente eventuale. Non vi sono elementi idonei a sostenere un giudizio di gravità indiziaria. In tal senso, infatti, l'unico episodio valorizzabile è quello del danneggiamento con arma da fuoco ai danni della sede della Borruto s.r.l. Come già riferito dal Gip in prima istanza, tale vicenda poteva ritenersi al più indicativa di contiguità a contesti mafiosi reggini, senza che tuttavia potessero rilevarsi elementi idonei a sostenere la partecipazione dello stesso, o anche il concorso esterno, nell'associazione mafiosa: tanto, peraltro, è stato ritenuto dallo stesso ufficio di Procura, il quale non ha contestato al Borruto la partecipazione a tale associazione né ha richiesto, per il capo A della provvisoria contestazione l'applicazione nei confronti dello stesso di misura cautelare personale».