Sospettavano, immaginavano ed anche inevitabilmente temevano, di essere stati ripresi dalle telecamere della video sorveglianza interna alle carceri “San Pietro” gli agenti della Penitenziaria ed il loro comandante accusati di aver picchiato con particolare violenza il detenuto napoletano, Alessio Peluso, un giovane dall'animo ribelle che aveva sfidato e fronteggiato ogni regola di convivenza tra detenuti e guardie. Ed infatti il giorno dopo il presunto pestaggio ne parleranno tra di loro, provando a ricostruire quali tra le fasi cruciali dell'aggressione fossero state immortalate dalle telecamere e quali, diversamente, fossero sfuggite all'occhio artificiale. La conversazione, intercettata dagli inquirenti, è stata al centro della testimonianza supplementare sostenuta in Tibunale dal vice questore aggiunto della Polizia di Stato, Paolo Valenti, il funzionario della Squadra Mobile che ha coordinato le indagini che hanno portato a processo dodici agenti della Polizia penitenziaria e il loro comandante (a processo figurano anche un medico e un infermiere dell'istituto penitenziario seppure con contestazioni diverse e estranee alle presunte violenze e potenziale tortura).
Rispondendo alle domande del Pubblico ministero, Sara Prezzan, il funzionario della Squadra Mobile (verbale di udienza del 28 ottobre) ricostruisce una delle fasi cruciali del giorno dopo. Teste Valenti: «Allora, quale addetto alla sala regia, ha revisionato i video del 22 gennaio 2022, c’è la conversazione con il comandante dove gli riferisce appunto di aver visto i video». Pm: «E qual è il tenore della conversazione?». Valenti: «Gli riferiva, dopo essere stato sollecitato, “ci sono novità?”, che c’erano delle novità. Comandante: “Bone o cattive?”, agente: “Diciamo così e così”, che gliene avrebbe voluto fare cenno di presenza. “Sì, ci sono novità. Se vuoi ci vediamo magari più tardi, così le devo fare e poi le dico, le spiego”.
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