'Ndrangheta a Reggio, sentenza “Libro nero”: la gestione della “cassa comune” e gli accordi presi dal “direttorio”
Per gli analisti del pool antimafia reggino è un dato investigativo ormai acquisito, riscontrato da più indagini che sono diventate sentenze di condanne definitive. Tra le verità storico-giudiziarie emerse nell'attualità riguarda il ruolo di forza della cosca Libri, i potenti con base operativa nel quartiere collinare Cannavò ma capace di espandersi fino alla leadership su un perimetro importante di Reggio-sud: è una delle quattro anime mafiose che compongono il cosiddetto “direttorio” di 'ndrangheta cittadino, quella sorta di governo che domina scenari economici e relazionali nel centro cittadino. Un dato che emerge, rafforzandone il concetto, anche dalle motivazioni della sentenza del processo d'appello “Libro nero” (il filone celebrato con rito abbreviato): «Nel ruolo di garante del rispetto delle regole all'interno della Provincia, tant'è che quando occorre rivolgersi ad “Archi” è necessaria anche la parola di Libri che fa parte dei già menzionati vertici di ordine “supremo”. Il nuovo assetto di equilibrio tra le cosche locali, fondato anche sull'autorevolezza e sul potere promanante dal clan, emerge, secondo i giudici di merito, dagli esiti dall'operazione “Mammasantissima” poi confluita nel procedimento “Gotha” nella quale è stata valorizzata una captazione acquisita nel corso del presente procedimento ed intercorsa fra gli odierni imputati, relativa alla conoscenza dell'esistenza di una componente di uomini di vertice dei vari sodalizi reggini, dotata di capacità impositive e sovraordinate ai clan della 'ndrangheta operativi nel mandamento di centro».