Il processo scaturito dalla maxi operazione antidroga “Capricornus”, radicata a Catania, nella parte in cui riguarda tre imputati originari della Locride, non ha retto al vaglio dei giudici della Corte di Cassazione. Nei giorni scorsi, infatti, i magistrati della sesta sezione penale hanno annullato senza rinvio la sentenza d’appello impugnata da Domenico Mammoliti (classe 1968), con la formula “perché il fatto non sussiste”, dichiarando cessata la misura dell’obbligo di dimora. La Cassazione ha inoltre annullato con rinvio per un nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d’appello di Catania per Vincenzo Scarfone e Domenico Pellegrino.
Nell’interesse di Mammoliti, che era stato condannato in appello a 8 anni e 4 mesi, hanno concluso gli avvocati Antonio Femia e Francesco Antille che, in sintesi, hanno sostenuto che la motivazione della decisione impugnata si reggeva «su una congettura quale quella di ritenere esistito un fatto sulla base del dato negativo dell’assenza di video riprese favorevoli al ricorrente e, in secondo luogo, veniva omesso ogni confronto con quelle video riprese esistenti e scagionanti il Mammoliti. Senza dimenticare che manca la motivazione logico-giuridica relativa alla valutazione della sussistenza della verificazione dell’accordo illecito». In definitiva la difesa ha sostenuto l’insussistenza di riscontri su un coinvolgimento dell’imputato, ritenuto collegato con un gruppo di San Luca, nel traffico di sostanze stupefacenti tra Locride e Sicilia.
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