Due le chiavi di volta per mantenere la tradizionale leadership sul territorio di competenza: il carisma criminale trasferito da capo a capo e da generazione in generazione; e la disponibilità di armi. Che la cosca di ’ndrangheta Libri, i potenti con base operativa nella frazione collinare Cannavò ma raggio d’azione in una vasta porzione di Reggio sud, fosse «un’associazione mafiosa armata», come sostenuto da sempre la Procura antimafia, emerge adesso, a chiare lettere, anche nei motivi della sentenza d'appello “Libro nero” (il troncone processuale con rito abbreviato già deciso in secondo grado). I Giudici di piazza Castello nelle motivazioni della sentenza scrivono in merito al riconoscimento dell’aggravante mafiosa: «Infondate sono le censure, contenute in quasi tutti gli atti di appello, afferenti al riconoscimento dell’aggravante dell’associazione armata. La cosca Libri, fin dalla sentenza del processo “Olimpia”, relativa alla seconda guerra di mafia, è stata costantemente riconosciuta come associazione armata e nulla induce a ritenere che essa abbia perso nel corso degli anni tale caratteristica. L’indagine “Theorema-Roccaforte”, il cui accertamento è divenuto definitivo dopo la pronuncia della sentenza impugnata, ha fatto emergere elementi che confermano che la consorteria aveva la disponibilità di armi da fuoco».
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