Al termine del dibattimento celebrato con il rito abbreviato, condanne fino a 4 anni di reclusione sono state richieste a carico degli imputati dall’accusa ai giudici del Tribunale di Monza nel processo che ha fatto seguito dell’inchiesta della Guardia di Finanza su sette società operanti nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, società attive per un breve periodo, poi abbandonate in stato di insolvenza e gravate di debiti erariali mai saldati. Il denaro era stato monetizzato con prelievi giornalieri di contante negli sportelli bancomat da due prestanome, entrambi brianzoli, e poi direttamente consegnati alle presunte “famiglie” di ‘ndrangheta radicate in Lombardia e in particolare a Pioltello.
La Procura di Monza, pertanto, ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per Giovanni Maiolo, 46 anni, nipote del presunto boss Cosimo Maiolo, 58 anni, originario di Caulonia ma anche lui residente da molti anni in Lombardia (e già condannato a pene severe in altri procedimenti giudiziari). La pena di 2 anni e 4 mesi è stata invece chiesta per A.B., 47 anni, con dimora nel Vimercatese, ritenuto un prestanome insieme a D.T., 42 anni, la cui posizione è stata stralciata. La sentenza del processo è prevista a gennaio.
In un’operazione della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Monza scattata a marzo scorso Giovanni Maiolo era stato raggiunto dal provvedimento di custodia in carcere da detenuto, mentre i due presunti prestanome erano finiti agli arresti domiciliari. I tre, a vario titolo, sono stati accusati di frode fiscale, evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.
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