Due campus per la città dello Stretto? L'ipotesi per quanto suggestiva e ambiziosa sembra non poggiare su solide basi. Da una parte le risorse stanziate nella legge di Bilancio con un emendamento del parlamentare azzurro Francesco Cannizzaro, dall'altra un progetto faraonico di 90 milioni che prevede di ridare una nuova vita all’area di 37 ettari dell’Officina Grandi Riparazioni di Saline Joniche. Un progetto che non solo conta di valorizzare un’area inutilizzata da decenni ma di rilanciare il territorio della fascia del basso ionio. Un progetto presentato all’Agenzia di coesione che sperava di attingere le risorse tramite i Cis, i contratti istituzionali di sviluppo. Solo che quel faraonico percorso non è stato ammesso a finanziamento.
Il rebus sollevato in aula dal sindaco Giuseppe Falcomatà rispetto ai 90 milioni dell’operazione di Saline, sarebbe risolto. Nel senso che quelle risorse non sono mai state destinate al territorio, perché il ministero della Coesione non ha ammesso a finanziamento Agapi, il progetto presentato dall’Ateneo reggino in partenariato con diversi altri enti territoriali locali. Certo resta il rammarico di vedere sfumare un’intuizione che avrebbe voluto trasformare un’area marginalizzata in una struttura d’avanguardia destinata non solo al campus universitario ma un centro poliedrico capace di attrarre anche imprese e nuovi investimenti. Un progetto articolato in un ecosistema con diversi poli di innovazione e ricerca, il tutto nella cornice di un protocollo che avrebbe coinvolto anche i Comuni dell’area Grecanica che avrebbe dovuto portare in giro per i territori le intelligenze e il know-how dell’università da impiegare per infrastrutturare e riqualificare l’area.
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