Omicidio nel tardo pomeriggio di ieri a Bovalino, nella Locride. La vittima è un 50enne bovalinese, Giancarlo Polifroni, già noto alle forze dell’ordine per via di precedenti in materia di omicidio e traffico internazionale di stupefacenti. L’uomo, stando alle scarne notizie trapelate nella serata di ieri dal massimo riserbo tenuto dagli investigatori dei carabinieri della Compagnia di Locri e della Stazione di Bovalino, era uscito dal carcere da poco tempo avendo ottenuto, dopo un non breve periodo di detenzione, la concessione degli arresti domiciliari.
L’esecuzione, in chiaro stile criminale, di Polifroni si è verificata, al fianco della sua abitazione, in via Dromo, in una zona poco distante dal centro di Bovalino. Non è escluso, visto che l’uomo si trovava agli arresti domiciliari, che Polifroni, sia stato attirato fuori dalla sua abitazione con un tranello dallo stesso killer o da un’altra persona della quale forse si fidava.
Per assassinare Polifroni il sicario ha utilizzato una pistola semiautomatica di medio calibro: almeno 5 i colpi esplosi dal killer da distanza ravvicinata. Un tiro al bersaglio facile che non ha, in pratica, dato scampo alla vittima. Polifroni è stato raggiunto dai proiettili in parti vitali del corpo (nella parte alta del torace), e il suo decesso, quindi, è stato pressoché istantaneo. Inutili, infatti, si sono rivelati gli interventi sul posto del personale sanitario del 118. Sul luogo del delitto si sono recati anche gli uomini del Servizio investigazioni scientifiche dei carabinieri e gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di pubblica sicurezza di Bovalino. A coordinare, almeno in questa prima fase dell’inchiesta, le indagini dei carabinieri è la Procura di Locri. Non è, comunque, escluso che le indagini a breve si spostino a Reggio Calabria finendo così sul tavolo dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia.
Anche se allo stato gli investigatori dei carabinieri non hanno escluso alcuna pista, è chiaro che gli inquirenti stanno valutando con attenzione la pista della criminalità organizzata. Questa possibile direzione investigativa la impone, infatti, il “curriculum vitae” della vittima: Giancarlo Polifroni, infatti, negli ultimi 12-13 anni, stando a quanto emerso dai primi riscontri investigativi e dagli archivi delle forze dell’ordine, era rimasto impigliato, per via della sua vicinanza ad alcune “famiglie” aspromontane di ‘ndrangheta, nella rete di alcune operazioni anticrimine in tema di narcotraffico tra cui, in particolare, “Stupor Mundi 2” e “Imelda”.
Ma non è tutto. Nel 2004, infatti, Giancarlo Polifroni fu condannato in contumacia a 17 anni di carcere per l’omicidio, compiuto a marzo del 1997 a Bovalino, di un giovane del posto, Totò Speranza, 28 anni. Il ragazzo, stando a quanto riportarono le cronache dell’epoca, fu assassinato perché non aveva saldato un debito (circa 300 mila lire) contratto per l’acquisto di sostanza stupefacenti, a quanto pare marijuana.
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