Udienza intensa ma decisiva quella di ieri in Corte d'Appello nel processo-bis “JoTi”. La Procura generale, come rimarcato al termine della propria discussione il sostituto Danilo Riva, ha chiesto il rigetto degli appelli difensivi e la conferma delle condanna precedentemente inflitte ai sei imputati residui; le difese, tutti condividendo la medesima strategia, hanno invocato l'assoluzione dei propri assistiti e soprattutto il riconoscimento della «lieve entità» dello stupefacente detenuto, commercializzato e spacciato che è stato già respinto nel merito da altri Giudici - «venendo al trattamento sanzionatorio, devono essere rigettate le richieste afferenti ad una riqualificazione dei fatti nella fattispecie della lieve entità, considerato il numero dei contatti funzionali alle cessioni di stupefacenti e dimostrativi della commercializzazione ripetuta ed estesa di droghe nonchè la costante disponibilità di narcotico funzionale ad una rivendita stabile e destinata ad una pletora di soggetti» - ma qualora venisse accolto rideterminerebbe in ribasso tutte le pene. Il processo “Jo.Ti” ritornerà adesso davanti al collegio della prima sezione della Corte d'Appello (presidente Alfredo Sicuro) il 13 febbraio per l'ultima arringa (rinviata per sanare un difetto di notifica), il ritiro in camera di consiglio e la sentenza.
Sei persone sul banco degli imputati. Tutti reggini: Luigi Chillino, 40 anni; Domenico Ecelestino, 52 anni; Orazio Ficara, 54 anni; Antonio Francesco La Cava, 39 anni; Maurizio Marino, 52 anni; Loretta Tramonti, 48 anni. Una gang, secondo le contestazioni della Procura e della “narcotici” della Squadra Mobile, che operava sull'asse città-Jonio-Tirreno.
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