Rapina in casa a Montebello Jonico, le motivazioni della sentenza: «Violenze e minacce contro tutti per rubargli soldi e oggetti di valore»
«Non vi è dubbio che i fatti - per come accertati - integrino pienamente le fattispecie contestate, potendo dibattersi unicamente sull'identificazione del Tavartkiladze come responsabile, in concorso con altri soggetti, della rapina e del tentato omicidio occorsi ai danni della famiglia Pio. L’identificazione dell'imputato quale corresponsabile dei fatti appare accertata al di là di ogni ragionevole dubbio all'esito dell'istruttoria svolta, a nulla rilevando eventuali elementi distonici rispetto alla granitica ricostruzione dei fatti offerta dalla pubblica accusa. Plurimi sono gli elementi a carico dell'imputato, primo tra tutti il riconoscimento effettuato dalle parti offese che hanno udito uno dei rapinatori scandire la parola in lingua italiana “tranquillo” con un accento straniero. L'imputato, inoltre, aveva rapporti lavorativi con la famiglia Pio, conoscendo i luoghi e le possibilità economiche della stessa. Pio Maria Rita ha, poi, visto nitidamente in volto gli uomini coinvolti, riconoscendo nel Tavartkiladze uno dei rapinatori». Nessun margine di dubbio per il Tribunale collegiale che ha condannato il 34enne georgiano Dato Adeishvili Tavartkiladze, uno dei quattro rapinatori (in fuga all'estero ed irreperibili altri due, senza identità il quarto) che hanno aggredito, picchiato e derubato fin dentro casa un'intera famiglia di Montebello Jonico. Nei motivi della sentenza, i Giudici mettono in evidenza come in dibattimento sia stata accertata compiutamente l'identità degli imputati: «Anche K.T. ha riconosciuto l'imputato (oltre al P. T.) nei fotogrammi delle telecamere di piazza Mazzacuva di Montebello Jonico, ove lo stesso transitava a piedi alle ore 19:35 circa del giorno della rapina, identificandolo nel ragazzo di destra con giubbino blu e cappellino con lo stemma di colore bianco».