Quasi dieci milioni di euro. Questa la cifra che il Comune vuole incassare a titolo di imposta comunale sugli immobili da parte dell’Azienda Territoriale di Edilizia residenziale pubblica. Questa la decisione di Palazzo San Giorgio che si somma a tutte le altre che sono state avviate da molti enti in tutta la regione ma che in riva allo Stretto forse rappresenta la cifra più elevata in assoluto. Un contenzioso durissimo perché l’Aterp non ci sta e ha proposto subito ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria di primo grado per ottenere l’annullamento dell’atto di accertamento dell’ente. Palazzo San Giorgio ha notificato tre avvisi: Imu per l’anno 2020 per 3.386.110 euro comprensivi di imposta, sanzioni e interessi; Imu per l’anno 2021 per 4,4 mln e Imu per l’anno 2022 per 3,3 mln. Secondo l’Aterp la decisione è illegittima dal momento che la legge regionale del 1996 disciplina «l’assegnazione degli alloggi con ordinanza del sindaco e ha concesso, il Comune, la residenza agli aventi diritto e per l’intestazione dei tributi comunali (servizio idrico e quant’altro) come abitazione principale. Pertanto vi è l’assimilabilità degli alloggi di Erp ad abitazione principale «alloggi sociali», così come definiti dal decreto del Ministero delle infrastrutture del 22 aprile 2008, esclusi dall’Imu a partire dal 2014. Inoltre per l’Imu, il Comune è a conoscenza degli occupanti gli alloggi, per aver emesso i relativi decreti di assegnazione, giusto disposto della legge regionale, come ordinanza del sindaco e per aver concesso la residenza agli aventi diritto. Essendo gli alloggi assegnati con decreto del sindaco sulla base di graduatorie e che agli stessi assegnatari venga data la residenza nell’alloggio stesso dal Comune».