Un debito enorme con i fornitori che di anno in anno lievitava a causa degli interessi, la fretta di chiudere un accordo più vantaggioso possibile e poter finalmente aprire un nuovo capitolo della storia dell’Azienda sanitaria provinciale. Le mosse del management dell’Asp di Reggio Calabria erano state dettate proprio da questi motivi quando nel 2023, su impulso del Governo Draghi e poi della Regione Calabria, si erano seduti a un tavolo con la Bff bank spa per cercare di chiudere la partita dei crediti che l’istituto finanziario milanese aveva acquisito da piccoli e medi fornitori dell’Azienda sanitaria.
Crediti che risalivano fino a 12 anni prima e continuavano a crescere producendo ulteriori debiti, pignoramenti e procedimenti giudiziari. Una situazione che paralizzava l’azione dell’Asp e alla quale i dirigenti reggini hanno dovuto porre rimedio. A via Diana, sede dell’Asp, non pensavano però che a distanza di quasi un anno, quell’accordo sarebbe finito sotto i riflettori scatenando un putiferio politico e mediatico. Su una cosa, però, si è più o meno certi a Reggio Calabria: l’inchiesta della Procura di Milano, che ha riguardato l’Azienda sanitaria di Cosenza, non avrebbe coinvolto l’Asp della città dello stretto.
I pm milanesi e la Guardia di finanza, a cui sono state delegate le indagini, ipotizzano una sorta di saccheggio di risorse destinate alla sanità pubblica da parte degli esattori meneghini. È difficile pensare che la transazione da circa 37 milioni, siglata a metà dicembre 2023 tra l’Asp di Reggio Calabria e la Bff per chiudere la partita dei crediti, non sia stata vivisezionata dagli inquirenti. Non si ha notizia però, a differenza di Cosenza, di un’indagine nei confronti del management della sanità provinciale reggina.
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