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Reggio Calabria, le piazze (sempre più) della discordia

Adesso tocca a piazza del Popolo: non è la prima, e rischia di non essere l’ultima. Chi dice piazza dice… danno: a Reggio non c’è idea, ancora prima che progetto, che non finisca in bagarre quando si parla di agorà. Sembra una maledizione, ma forse è più un retaggio delle storiche origini greche: l’importanza della piazza come “cuore” della città è un concetto assimilato che, puntualmente, torna alla ribalta nel dibattito pubblico. Che, al di là delle immancabili strumentalizzazioni politiche, a Reggio sale di tono non appena si mette in gioco il futuro urbanistico di spazi pubblici.
Oggi, dunque, si discute di piazza del Popolo. Addio mercato, spazio a parcheggi e destinazione per eventi pubblici. C’è l’idea, bisogna “costruire” il resto tutt’intorno. E va trovata una soluzione per gli ambulanti, in un percorso che sia più condiviso possibile. La sospensione del mercato fino a giugno (la soppressione sarebbe prerogativa del Consiglio comunale) è finalizzata, secondo l’amministrazione Falcomatà, a «individuare in modo chiaro gli interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione» della piazza stessa. È stato chiaro il sindaco, almeno sulle intenzioni: «Mantenere temporaneamente la formula del parcheggio e lavorare da subito ad una complessiva riqualificazione della piazza, in accordo con il Demanio e la Soprintendenza, per utilizzarla come grande spazio per la musica, per l’arte, per gli eventi, per la cultura». E mentre il centrodestra pressa per conciliare parcheggio e mercato, la questione si fa di non poco conto anche dal punto di vista dell’identità del luogo e della memoria storica, come ricordava appena ieri Enzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea citando l’adiacente già Casa del Fascio, opera dell’architetto Flaminio de Mojà, «unanimemente considerata come una delle migliori espressioni in Italia della corrente architettonica del razionalismo».

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