Reggio

Mercoledì 22 Gennaio 2025

Reggio: «Gli imprenditori Remo? Né collusi né concorrenti esterni alla mafia»

Esclusi i reati di concorrenza sleale ed estorsione con l'aggravante mafiosa già nel primo processo d'appello (sentenza del 20 settembre 2019) ed azzerato il concorso esterno in associazione mafiosa nell'appello-bis nato dall'annullamento dei Giudici supremi (sentenza del 1 novembre 2024 su rinvio della Cassazione del 24 novembre 2021): in due fasi, dopo l'eternità di undici anni vissuti sulla graticola giudiziaria, ma è stata assoluzione piena per i fratelli Giovanni e Pasquale Remo, gli imprenditori del quartiere Gebbione tra i più attivi ed affermati in città (almeno fino all'estate 2003 quando furono travolti dall'inchiesta giudiziaria) nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio di carni, pollame ed altri prodotti alimentari di derivazione animale. La Corte d'Appello ha adesso reso noti i motivi per cui va esclusa ogni ipotesi di contiguità mafiosa dei fratelli imprenditori con i vertici della ’ndrina di Gebbione, i Labate. Che era il cuore dell’accusa. Per l’ex vicepresidente della Reggina ai tempi d’oro dei nove campionati di cacio in serie A, Giovanni Remo (difeso dall'avvocato Antonino Curatola) e Pasquale Remo (difeso dagli avvocati Francesco Albanese e Francesco Calabrese) assoluzione con formula ampia: «perchè il fatto non sussiste».

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