
È il pomeriggio del 29 ottobre 1986 quando Rocco Zoccali, studente di 19 anni di Locri, viene raggiunto da due colpi di pistola calibro 7.65 che non gli lasciano scampo. Un assassinio consumato nella centralissima piazza Dei Martiri che nonostante le tante polemiche sull’andamento del processo, che portò all’assoluzione dei due imputati, Antonio Dieni e Giuseppe Alecce, è rimasto insoluto. E senza un colpevole almeno sospettato fino a quando nel 2021 il collaboratore di giustizia Antonio Cataldo (classe 1964), nel corso di un interrogatorio reso davanti ai magistrati della procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria e agli investigatori dei carabinieri di Locri ha svelato un retroscena: ad uccidere il 19enne Zoccali, sarebbe stato: «Domenico Cordì, che sedeva sul sellino posteriore di una Vespa 50 guidata da Antonio Dieni, suo cugino»
Cataldo, sentito in altre occasioni dai magistrati inquirenti, da ultimo nel gennaio del 2024, ha riferito anche sul presunto movente che sarebbe stato originato «da un dissidio tra i Dieni e la famiglia Zoccali. Il padre di Rocco, Stefano Zoccali, proprietario di un magazzino dato in affitto ad Agostino Dieni, intimò a quest’ultimo lo sfratto per morosità». Il collaboratore ha anche aggiunto di aver assistito all’omicidio: «Rocco fu ucciso per vendetta. Io ho visto tutta l’azione».
Le dichiarazioni di Antonio Cataldo saranno oggetto di un procedimento penale che è giunto nella fase della fissazione dell’udienza preliminare, già stabilita per il 7 marzo prossimo dinanzi al gup presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria.

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