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Reggio, l’agguato al tabaccaio di Gallico. Si va verso la riapertura in Appello

La riserva dei giudici sulla richiesta delle difese che verte su svariati punti. Tra i tanti nodi da sciogliere la presenza di uno degli imputati sulla “scena del crimine”: una perizia lo collocherebbe altrove

Perizie e controperizie, consulenze dalle conclusioni divergenti, punti nevralgici in contrapposizione: nel processo d'appello “Giù la testa” per fare luce sull'agguato al tabaccaio ed ex carabinieri di Catona, Bruno Ielo, ucciso la sera del 25 maggio 2017 appena conclusa la giornata lavorativa nell'esercizio commerciale di famiglia che gestiva insieme alla figlia. Le difese, gli avvocati Marco Tullio Martino e Giacomo Iaria, ai quali si sono associati i colleghi Corrado Politi, Francesco Calabrese, Gianfranco Giunta e Santo Iaria, hanno portato in Corte d'Assise d'Appello la loro ricostruzione della drammatica serata dell'agguanto, e soprattutto della rivisitazione “tecnica” della dinamica della sparatoria mortale. Tanti i punti di domanda annotati dai Giudici di piazza Castello sui quali si sono riservati la decisione: il 26 febbraio esporranno le loro determinazioni sull'eventuale riapertura dibattimentale. Alcuni temi prospettati dal collegio difensivo hanno intanto registrato l'apertura del procuratore generale, Danilo Riva, disponibile ad ulteriori consulenze d'ufficio.

Primo punto nodale la presenza sull'area dell'omicidio dell'imputato Francesco Mario Dattilo: per i difensori, perizia alla mano (non ammessa in primo grado) l'analisi dei tabulati del telefono cellulare in suo uso lo porterebbe alle ore 21.12 del 25 maggio 207 in un altro quartiere di Reggio nord, non tra Gallico e Catona dove si sarebbe sviluppato pedinamento e azione delittuosa. Altro aspetto da dirimere è la conoscenza di alcuni dettagli, di particolare rilevanza, da parte di un altro imputato, Giuseppe Antonio Giaramita, sull'antefatto del delitto - il ferimento all'interno della rivendita di tabacchi dello stesso Bruno Ielo nel corso di una camuffata tentata rapina - e il passato da ex carabiniere della vittima: circostanze “svelate” dall'imputato nel corso di un'intercettazione ambientale ma che secondo i suoi legali sarebbero tutt'altro che la fatale ammissione di responsabilità, come sostenuto dagli inquirenti, ma sarebbero stati ricavati dalla lettura di articoli giornalistici.

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