Processo a Como sul sequestro Mazzotti, Morabito esce dal procedimento. Ascoltato il collaboratore Cuzzola
Da quattro è passato a tre il numero di imputati, tutti di origine calabrese nel processo, a Como, per il sequestro di persona a scopo di estorsione e l’omicidio della studentessa lombarda Cristina Mazzotti, rapita nel 1975 e deceduta dopo circa un mese di prigionia e il pagamento del riscatto da parte del padre. Alla fine di novembre scorso, oltre un mese dopo l’inizio del processo in Corte d’assise a Como, è morto uno dei quattro imputati, Giuseppe Morabito, 80 anni, originario di Africo ma da decenni residente con la famiglia in provincia di Varese. Un paio di settimane fa la difesa di Morabito, rappresentata dall’avv. Maria Criaco, aveva chiesto ai giudici - ritenendo di poter dimostrare l’innocenza dell’assistito e quindi giungere a una sentenza di assoluzione – che la figura dell’imputato ottantenne potesse comunque rimanere nel procedimento, ma la Corte d’assise presieduta da Carlo Cecchetti, ha deciso, nell’ultima udienza, di respingere la richiesta, dichiarando, pertanto, l’estinzione del reato per morte del reo. Davanti ai giudici lombardi restano quindi in veste di imputati Antonio Talia, 71 anni originario di Africo, il reggino Demetrio Latella, 68 anni, trapiantato nel Novarese e il sanluchese Giuseppe Calabrò, di 72 anni, alias “u dutturicchiu”, anch’egli residente da una vita in Lombardia. Le accuse, per tutti sono di sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio in concorso, aggravato dalla crudeltà, dai motivi abbietti e dalla minorata difesa della vittima. Dopo, l’ultima udienza del processo è proseguita con la testimonianza del collaboratore di giustizia, Giuseppe Cuzzola, ex killer di una potente cosca reggina della ‘ndrangheta. Collegato da una località segreta, senza mostrare il suo volto, Cuzzola ha risposto alle domande del magistrato della Dda lombarda Cecilia Vassena e degli avvocati della difesa e della parte civile (avv. Fabio Repici, legale della famiglia Mazzotti).