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Furti, ricettazione, droga e armi: escalation criminalità nel quartiere Arghillà di Reggio Calabria

Non solo furti e ricettazione ad Arghillà, il quartiere dell'estrema periferia nord sempre più devastato da incuria, abbandono e, soprattutto, dall'escalation criminalità della comunità nomade. Che Arghillà sia oggi più che mai il crocevia per eccellenza dell'illegalità di Reggio è un dato facilmente ricavabile delle cronache di queste giorni. Il dato che però inquieta è il salto di qualità delle gang diventate esercito satellite delle cosche di 'ndrangheta. Questa è la convinzione di autorevoli vertici delle Procure e della “Squadra Stato”, di chi – Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia locale – opera ogni giorno, senza soluzione di continuità, per debellare il cancro dell'illegalità imperante.
Il degrado che sta devastando Arghillà non era passato inosservato agli analisti del Comando generale dei Carabinieri che nell'ottobre 2023 (come riportato anche da Gazzetta del Sud) aveva identificato il quartiere a nord della città tra i principali «contesti urbani disagiati». In slogan mediatico tra le 15 “Caivano” d’Italia. Unica area in Calabria. Sotto i riflettori allora le scorribande tra le palazzine popolari e le trattative dopo aver consumato furti d'autovetture, scooter e nelle abitazioni, o dopo aver realizzato scippi e rapine ovunque nel cuore di Reggio. Perchè, conferme istituzionali o meno, ad Arghillà è ancora in vigore il “cavallo di ritorno”, la tecnica di restituire il mezzo rubato al legittimo proprietario in cambio di un “pizzo”. Si chiede di pagare per riavere indietro la macchina rubatagli.

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