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Le mani delle ’ndrine della Locride in droga e appalti. Definitive quattro condanne, un assolto

Il verdetto della Cassazione pone fine al filone con rito ordinario di “Banco Nuovo - Cumps”. Il clan operava tra Africo, Motticella, Bruzzano Zeffirio e Brancaleone

Si è concluso in Cassazione con la conferma di 4 condanne e un’assoluzione il filone in ordinario del processo scaturito dall’operazione antimafia “Banco Nuovo - Cumps”. Nella tarda serata di martedì la Sesta sezione penale, al termine della camera di consiglio, ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata dall’avv. Davide Barillà nell’interesse di Pasqualino Rodà, con la formula “perché il fatto non sussiste”, ribaltando la condanna a 3 anni di reclusione dei primi due gradi di giudizio. I giudici ermellini hanno inoltre disposto il rigetto dei ricorsi, con conseguenziale conferma della condanna di secondo grado, per gli imputati Annunziato Alati (18 anni di reclusione), Giuseppe Alati (11 anni), Pietro Alati (3 anni 6 mesi) e Paolino Tripodi (5 anni 6 mesi), che dovranno anche far fronte al pagamento delle spese processuali.

Il processo “Banco Nuovo - Cumps” è scaturito dagli esiti investigativi sulla sussistenza di un’associazione mafiosa operante nei territori di Africo, Motticella, Bruzzano Zeffirio e Brancaleone, infiltrata anche nel settore degli appalti pubblici, e sull’operatività di soggetti dediti al narcotraffico. I reati contestati nel processo, a vario titolo e con modalità differenti, vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso alla tentata estorsione, e ancora reati in materia di armi e detenzione di sostanze stupefacenti, come indicato nelle informative dagli investigatori di carabinieri e polizia, coordinati dalla Procura distrettuale reggina.

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