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Reggio, la cosca Tegano ridimensionata dopo la cattura del super latitante

Nelle motivazioni della sentenza d’appello “Epicentro”. Le paure del pentito: «Decimata dagli arresti aveva una forza militare tale che Moio si era persuaso che avrebbero attentato alla sua vita»

Anche i Tegano tra le quattro potenze criminali del mandamento “Città”, uno dei vertici di quel “direttorio” di ’ndrangheta che secondo le conclusioni della Procura distrettuale antimafia avrebbe governato le dinamiche decisionali e la spartizione dei proventi del racket delle estorsioni. La storicità della cosca Tegano è ampiamente rimarcata nelle 382 pagine della sentenza “Epicentro”: «Analogo riconoscimento giudiziario si è registrato nei confronti della cosca Tegano, anch'essa storicamente radicata nel quartiere Archi. Va richiamata, al riguardo, la sentenza del 14 maggio 2014 con cui la Corte di Cassazione ebbe a pronunciarsi sui ricorsi avverso la sentenza del 2012. Tale arresto giurisprudenziale è significativo per diversi aspetti: si cristallizzano le valutazioni compiute dai giudici di merito in ordine alle investigazioni condotte per la cattura del latitante Giovanni Tegano, trattandosi di materiale istruttorio utilizzato, unitamente ad altri elementi, anche in questo provvedimento (“... L'intensa attività investigativa che seguiva a tali accertamenti, da un lato conduceva a ricostruire l'organigramma della cosca capeggiata da Tegano Giovanni e a verificare il complesso delle attività estorsive compiute e dall'altro, proseguiva per individuare il nascondiglio del latitante che veniva individuato e conduceva alla cattura del Tegano in data 27 aprile 2010 ed allo smantellamento del sodalizio); si riconosce la rilevanza dell'attività delittuosa degli associati, quali intermediari delle comunicazioni tra gli accoliti ed il capo cosca latitante, Giovanni Tegano (“è stato riconosciuto il ruolo di intermediari, occupandosi i medesimi delle specifiche disposizioni impartite da Tegano Giovanni durante la sua latitanza agli altri associati; si attribuiva loro anche il compito di agire al fine di sviare gli apparati investigativi impegnati nell'attività di ricerca del latitante e, quindi, fuorviare le complesse attività di pedinamento in corso...”); si afferma la validità dell'investigazione compiuta in questi termini, suffragata dalle recenti acquisizioni dichiarative dei collaboratori di giustizia, tra cui spicca Molo Roberto: “...l'attività investigativa, sostanzialmente basata sulle intercettazioni telefoniche e sui servizi di appostamento, osservazione e controllo, consentiva, quindi, non solo di giungere alla cattura del latitante Tegano, ma anche di ricostruire l'assiduità e stabilità dei rapporti tra associati, anche quotidiani, l'organigramma dell'associazione, il ruolo di ciascuno di essi e di verificare nello specifico l'attività di penetrazione e controllo operato dalla cosca all'interno dell'importante attività produttiva della … finalizzata principalmente ad estorcere l'ingente tangente di 20.000 euro mensili».

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