Reggio, favori nel carcere "Panzera"? Piccolo: «Mi rassicurarono che un agente fosse a nostra disposizione...»
Non tira mai in ballo, e nemmeno cita in alcuna minima dichiarazione, l'allora direttrice delle carceri reggine, la dottoressa Maria Carmela Longo, ma in uno dei suoi verbali resi davanti ai magistrati della Procura antimafia descrive anche lui i possibili favoritismi di cui avrebbero potuto beneficiare i detenuti del plesso “Panzera”. Argomenti che contribuiscono nell'ottica dell'accusa a ricostruire le dinamiche in carcere che costituiscono il centro nevralgico dell'impianto accusatorio. Seppure risalenti al maggio 2015, anche il collaboratore di giustizia Nicodemo Piccolo, oggi 69enne, reggino del quartiere Archi, ha reso dichiarazioni sull'argomento. Citato dal Pubblico ministero, come teste dell'accusa, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere essendo anche lui a processo quale imputato di reato connesso. Nei suoi verbali non cita mai la dottoressa Maria Carmela Longo, l'ex direttrice al centro delle accuse, ma rimarca invece di un clima allegro e disinvolto per determinati detenuti grazie alla benevolenza e disponibilità di un paio di agenti della Polizia penitenziaria. Fatti, ed ipotesi di reato, che hanno costituito un filone di indagine parallelo ma archiviati. Il collaboratore di giustizia Piccolo ricorda il periodo vissuto in carcere a Reggio: «So per certo per avermelo riferito espressamente lo stesso A.B. (che per la prima volta ho incontrato presso il carcere di Arghillà dove sono stato detenuto fino a qualche giorno fa e che mi ha dato confidenza solo dopo aver saputo che ero il cognato di C.M.) che lo stesso A.B. È uomo di cognato; mi ha detto che era a mia disposizione, mi ha indicato le persone all'interno del carcere di cui mi potevo fidare (e quelle di cui non mi potevo fidare) e mi ha indicato un agente della Polizia penitenziaria a cui mi potevo rivolgere per qualunque cosa.