Lo sciopero dell'Anm anche a Reggio, protesta la magistratura: «Fermatevi e ragioniamo tutti insieme»
Uno scontro istituzionale in atto da mesi che non ha fatto altro che polarizzare le posizioni e che è sfociato, nella giornata di ieri, in una mobilitazione in tutta Italia dei magistrati scesi in piazza «in difesa della costituzione». Uno sciopero, indetto dall’Anm, che ha coinvolto anche il distretto di Reggio Calabria. Flash mob con l’immagine della costituzione in mano a piazza Castello, sede delle Corte d’appello, e assemblea pubblica nella sede di Confindustria nella quale discutere del disegno di legge per la riforma costituzionale della giustizia promossa dal Governo Meloni che prevede, tra le altre cose, la contestatissima divisione delle carriere. Nella sala di Confindustria si sono incontrati e confrontati - moderati dal giornalista di Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati - magistrati, avvocati e rappresentanti del mondo accademico. Al tavolo dei relatori il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Walter Ignazitto, il consigliere della Corte d’appello reggina Alessandro Liprino, la il giudice del tribunale di Sorveglianza Cinzia Barillà, il professore di filosofia del diritto della Mediterranea Daniele Cananzi, il presidente della Camera penale di Reggio Calabria Francesco Siclari e i presidenti dei Consigli degli ordini degli avvocati di Reggio Calabria, Palmi e Locri. Una giornata di sciopero, tengono a precisare tutti i magistrati intervenuti nel corso del dibattito «non a difesa della casta o dei privilegi, ma a difesa dei cittadini italiani». «I magistrati non scioperano mai volentieri – ha detto Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario nazionale di Md – ma questo è un momento eccezionale perché non avvertiamo una sensibilità pubblica diffusa sui temi della riforma costituzionale. C’è una narrazione univoca sulla questione che è quella della maggioranza di Governo e, invece, non c’è l’autentica comprensione che è in ballo la tutela dei diritti dei cittadini. È una riforma che incide sull’indipendenza e l’autonomia di pm e giudici e che mette in crisi la tutela dei diritti dei cittadini, soprattutto quelli più deboli». Posizione condivisa dai suoi colleghi che sono intervenuti durante il dibattito. «Avere una magistratura in cui tanti il giudice quanto il pubblico ministero siano mossi da un unico obbligo, quello di tutelare l’interessa pubblico è una garanzia per il cittadino - ha aggiunto il consigliere togato del Csm Antonio Laganà - Ad oggi, il pm ha l’obbligo di chiedere l’assoluzione se non ci sono le prove. Se noi indeboliamo questo principio e togliamo il pm dalla giurisdizione avremo meno garanzie. È un invito al Parlamento, del quale abbiamo il massimo rispetto, prima di cambiare la Costituzione che garantisce il massimo la divisione dei poteri fermiamoci, confrontiamoci, tirando dentro anche con l’avvocatura, ma non facciamo un passo troppo azzardato».