Disposta una nuova istruttoria dibattimentale nel processo d'appello per l'omicidio del tabaccaio Bruno Ielo, l'esercente ed ex carabiniere ucciso a Catona la sera del 25 maggio 2017 quando, appena una manciata dopo aver chiuso i battenti dell'attività commerciale di famiglia che gestiva insieme alla figlia, è finito nel mirino dei killer. Stava rientrando verso casa, partito da Gallico, quando sulla via Nazionale Catona è caduto nella trappola mortale. Freddato a colpi di pistola. La Corte d'Assise d’appello ha accolto la richiesta difensiva, sostenuta dagli avvocati Giacomo Iaria e Marco Tullio Martino. Tanti i temi d'accusa che andranno approfonditi nel dibattimento d'appello. E tanti punti di domanda che passeranno alla valutazione della Corte d’Assise: di chi è l'impronta digitale sul tasto che ha azionato la chiusura della serranda motorizzata della rivendita di tabacchi rapinata (l’8 novembre 2016, alle ore 21,15 circa, quando lo stesso Bruno Ielo rimase ferito da una pistolettata alla bocca) che per gli inquirenti sarebbe l'antefatto all'agguato a Bruno Ielo? Perché l'esame stub a carico dell'indagato Dattilo, la notte dell'omicidio, è stato fatto dopo 8 ore e mezza? L'indagato Giaramita apprese dalla lettura di articoli di stampa alcune notizie per per la Procura sarebbero invece la conferma delle sue responsabilità? E soprattutto, non solo va acquisita la relazione del consulente della difesa Pizianti - esclusa dal dibattimento di primo grado perchè presentata fuori termini e quindi «tardiva» - ma va aggiunta un'ulteriore perizia della Corte sugli stessi temi per accertare scientificamente la posizione di Dattilo nelle fasi cruciali della spedizione di morte visto che il suo telefono cellulare era attivo e generava traffico Internet agganciato ad una cella «incompatibile» con la scena del crimine: era ad Archi o a Catona?