Non ammessa nel processo di primo grado (per la tempistica in ritardo), farà parte del dibattimento d'appello: è la perizia redatta dal dottore Gabriele Pitizianti, consulente della difesa di Francesco Mario Dattilo, uno dei presunti partecipi all'agguato mortale del tabaccaio Bruno Ielo, l'esercente ed ex carabiniere ucciso a Catona la sera del 25 maggio 2017 quando, pochi minuti dopo aver chiuso i battenti dell'attività commerciale di famiglia, è finito nel mirino dei killer. Che non gli hanno lasciato scampo.
Il parere tecnico «per la difesa» si sviluppa attorno «all’analisi tabulati traffico telefonico e tracciato celle». Dati che porterebbero ad una verità in netta contrapposizione con quella degli inquirenti. Una super perizia che sarà analizzata e discussa in Corte d'Assise d’Appello, anche se sullo stesso specifico i Giudici di piazza Castello hanno disposto una parallela perizia per confrontarne conclusioni e contenuti.
La divergenza riguarda la posizione dell'imputato Dattilo la sera dell'omicidio. Una posizione che questo studio collocherebbe in un'altra area della città, come la difesa ricava all'analisi dei tabulati telefonici e il contestuale aggancio alle celle telefoniche.
Le conclusioni del consulente: «In base alle indagini svolte dalla Polizia giudiziaria sulla lettura dei tabulati e su indicazioni delle coordinate satellitari (che tra l'altro indicano il punto in cui è installata la BTS e non dove si localizzi il cellulare del Dattilo) non è possibile affermare spostamenti del Dattilo Francesco Mario sulla base di queste due coordinate e BTS, tra l'altro vicine l’una all'altra (una cella servente e un ripetitore di segnale) che non possono offrire un contributo convincibile così come indicati e rappresentati nella ricostruzione della Polizia giudiziaria».
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