Porto di Gioia Tauro, il progetto del bacino di carenaggio si arena in Commissione Via

Slitta l’accosto del bacino di carenaggio nei tratti della nuova banchina. Sono arrivate da Roma (dopo mesi di attesa) troppe prescrizioni e richieste di integrazione documentale che impegneranno parecchio l’Autorità di Sistema Portuale. La commissione Via, infatti, ha fatto un elenco molto complesso di richieste: «Occorre analizzare i potenziali effetti cumulativi dell’opera, precisando quali sono i progetti approvati, in fase di approvazione o in fase di completamento che potrebbero avere nel complesso un’incidenza significativa se analizzati congiuntamente al progetto in esame e la sua area di influenza, il tutto anche qualora non riguardino lo stesso ambito di attività. Fornire un approfondimento sulla condizione di stabilità dell’area portuale, anche al di fuori della banchina dove avviene l’intervento, in considerazione del fatto che nell’analisi delle pericolosità non è citato il fatto avvenuto durante la costruzione del porto nel 1977, ossia una frana sottomarina nella testata del canyon antistante l’imboccatura portuale (verosimilmente generata dall’immissione a mare di materiale dragato per la costruzione del porto) che ha causato un maremoto con onde alte 5 metri con la distruzione di oltre 1 km del costruendo porto». E ancora: «Fornire uno studio sull’effetto che il milione di m3 di sedimento che si intende dragare potrebbe avere sull’instabilità dei fondali alla testata del canyon; lo studio dovrà escludere o quantificare la possibilità che l’utilizzo dell’ingente volume di materiale dragato per il ripascimento del litorale antistante il porto, con aumento di volume del prisma litorale in prossimità della testata del canyon, possa indurre fenomeni di instabilità sottomarina. Nel caso in cui il materiale dovesse essere invece essere conferito nelle aree offshore, lo studio dovrà individuare aree idonee, ben lontane dal margine del canyon». Trenta giorni di tempo per le risposte.