
Dopo l’annullamento della Cassazione era attesa una riforma sostanziosa della sentenza di secondo grado. E così è stato. La Corte d’appello di Reggio Calabria è stata chiamata a celebrare il processo bis per gli imputati che sono rimasti coinvolti nell’inchiesta “Ares”. L’operazione, coordinata dalla Dda reggina, ha riguardato le famiglie Cacciola e Grasso di Rosarno. Tutti gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. Un primo punto: i giudici di piazza Castello hanno fatto cadere per tutti le accuse di associazione mafiosa, l’aggravante mafiosa e la transnazionalità del traffico di droga.
In virtù di questa decisione, i giudici hanno confermato solo tre condanne, quelle a 20 anni di carcere per Giovanni Battista Cacciola, Domenico Grasso e Rosario Grasso, mentre hanno rivisto tutte le altre: Gregorio Cacciola cl. ’80 è stato condannato a 5 anni e quattro mesi, Salvatore Consiglio 8 anni e quattro mesi, Giuseppe Di Marte 12 anni, Elia Rocco 10 anni e dieci mesi, Domenico Giampaolo 16 anni e sei mesi, Giuseppe Giampaolo 6 anni, Giovanni Grasso 3 anni e sei mesi, Michele Grasso 2 anni e due mesi, Rocco Grasso 3 anni e due mesi, Dario Giuseppe Antonio Ieni 6 anni, Giuseppe Mesiti 9 anni e sei mesi, Cristian Pagano 7 anni, Michele Petullà 8 anni e dieci mesi, Cristian Angelo Pulvirenti 5 anni e dieci mesi, Giuseppe Quaranta 8 anni e due mesi, Giuseppe Raso 8 anni e otto mesi, Pietro Raso 8 anni e sei mesi, Giuseppe Sorbara 1 anno, Angela Biondo 1 anno. Giuseppe Suriano (difeso dagli avvocati Ivonne Posteraro, Francesco Giovinazzo e Guido Contestabile) è stato assolto da tutte le imputazioni, a fronte di una condanna a 15 anni in primo grado e 12 nel primo processo d’appello.
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