
Una necessità amministrativa o una furbata imprenditoriale? Tra i temi d’accusa del processo “Inter nos”, l’inchiesta della Procura antimafia e della Guardia di Finanza che avrebbe scoperto un vorticoso giro di affari all'interno degli uffici amministrativi dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio, e nello specifico inerenti gli appalti per i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie, riguarda l'istituto giuridico della proroga del contratto per favorire, anno dopo anno, sempre gli stessi imprenditori. Anche di questo sono convinti i Pubblici ministeri, Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua che hanno chiesto, a conclusione di un'infinita requisitoria, la condanna di 16 persone con pene che hanno superato i venti anni di reclusione.
Un tema ripreso dagli inquirenti valorizzando numerose intercettazione finite agli atti del dibattimento e rimarcate in fase di discussione davanti al Tribunale collegiale: «“Quando arrivano, la devono per forza prorogare”. “Ora a luglio scade”, “Ma no, ma non solo per due anni”: quindi non solo la devono prorogare, ma non la prorogheranno neanche solo per due anni, “perché vi ricordate quanto ci abbiamo messo a fare quella gara? Quanto ci abbiamo messo? Quattro anni circa”, quindi qualche quattro anni. Quindi diciamo, anche in maniera piuttosto autocompiaciuta gli ricorda “ma di che vi preoccupate? Noi ci abbiamo messo quattro anni, non è neanche iniziata la gara, e mica ve la prorogheranno solo per due anni, ve la prorogheranno almeno per altri cinque, se neanche è partita”».
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