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«La cosca Cordì imperante a Locri». Le motivazioni della Corte d’appello

I giudici di piazza Castello hanno confermato l’esistenza del reato associativo e inflitto cinque condanne per 70 anni di carcere. L’assoluzione di Dieni: «Non emerge il suo coinvolgimento»

«L’analisi di tutte le emergenze istruttorie consente di ritenere provata la sussistenza del reato associativo. A fronte delle plurime pronunce giudiziarie che hanno già affermato l’esistenza della cosca di ’ndrangheta facente capo alla famiglia Cordì, imperante nel territorio di Locri, l’attuale operatività di tale associazione mafiosa è stata confermata da diversi collaboratori di giustizia tutti soggettivamente credibili e le cui dichiarazioni, perfettamente sovrapponibili sul punto, trovano vicendevole riscontro oggettivo».

È quanto scrivono i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria nella motivazione della sentenza del processo d’appello scaturito dall’operazione “Riscatto - Mille e una notte”, fondata sugli esiti delle informative dei Carabinieri di Locri e della Guardia di Finanza di Locri, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia.

I giudici di Piazza Castello hanno deciso la conferma della condanna di primo grado per Vasile Iulian Albatoaei (5 anni), mentre sono state rideterminate le pene nei confronti di Domenico Cordì classe 1979 (18 anni e 6 mesi), Guido Brusaferri (18 anni), Emmanuel Micale (11 anni) e Gerardo Zucco (18 anni).
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