
Repliche del Pubblico ministero, controrepliche delle difese, ritiro in camera di consiglio del Gup Giovanna Sergi, sentenza. Il processo “Atto quarto” è già alla vigilia della sentenza di primo grado. Domani all'Aula bunker si registrerà l'ultimo step del lungo iter processuale che, seppure senza dibattimento (con rito abbreviato), si è affrontata la posizione dei 28 imputati, la stragrande maggioranza dei quali gravati da accuse pesanti come un macigno: aver avuto un ruolo, chi come vertice e chi come emergente e fiancheggiatore, della cosca Libri, tra le principali famiglie di ’ndrangheta della città ed uno quattro assi portanti del direttorio mafioso leader del mandamento “Centro”.
Impianto accusatorio - sostenuto nel giudizio abbreviato dai Pubblici ministeri Pubblici ministeri, Sara Amerio e Stefano Fava, che hanno operato secondo le direttive dei procuratori aggiunti Walter Ignazitto e Stefano Musolino - che la foltissima pattuglia del collegio di di difesa ha provato a ribaltare nelle intensissime udienze dedicate alle arringhe. Nel mirino dei penalisti soprattutto le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e gli scenari di collegamento del pool antimafia che indicherebbero l'indagine “Atto quarto” come l'ennesimo colpo di scure - esattamente la quarta retata in connessione dopo “Theorema-Roccaforte”, “Libro Nero” e “Malefix” - contro la ’ndrina con base operativa nella frazione Cannavò ed un raggio di espansione territoriale che ingloba diverse aree della cintura urbana sud di Reggio.
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