
Un altro passaggio di estremo rilievo per l'indagine “Ducale”: non regge nemmeno l'ipotesi di reato di corruzione elettorale finalizzata ai brogli elettorali sostenuta nei confronti di Daniel Barillà, il giovane imprenditore reggino, molto attivo soprattutto nella Vallata del Gallico anche per la passione e il dinamismo nell'attività politica del comprensorio cittadino da militante del Partito democratico. Il Tribunale della libertà, recependo i dubbi sulla solidità dell'accusa espressi dalla Corte suprema di Cassazione, ha annullato la contestazione, e nello specifico l'imputazione della Procura antimafia che ha indicato Daniel Barillà colui che avrebbe corrotto una scrutatrice del seggio elettorale “88” di Sambatello - che operava quindi nelle vesti di pubblico ufficiale - con promesse di assunzioni lavorative in cambio della commissione di brogli elettorali per fare conseguire voti fantasma a favore del candidato da lui sponsorizzato.
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