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I clan di Scilla e il ruolo nevralgico del collaboratore Carmelo Cimarosa

Prima asse portante delle dinamiche mafiose di Scilla e della Costa Viola, poi grande accusatore della ’ndrina “Nasone-Gaietti” in cui ha militato fino alla retata “Lampetra”. «Fondamentale», per la Procura antimafia in fase di indagini e per Gup e Corte d'Appello nei primi due gradi di giudizio, il contributo fornito dal collaboratore di giustizia, Carmelo Cimarosa, scillese doc e «intraneo» alle cosche che scorrazzavano sulla Costa Viola, coinvolto anche lui nel blitz dell'Arma dei Carabinieri del luglio 2021 quando furono colpite da misura cautelare 19 persone (15 in carcere e 4 ai domiciliari).
La Corte d’Appello mette in risalto nei motivi della sentenza “Lampetra” i preziosi contenuti delle dichiarazioni del collaboratore Carmelo Cimarosa: «Rappresenta il protagonista delle vicende delittuose in senso assoluto, non solo dal punto di vista sostanziale, essendo egli il vertice dell’associazione, il promotore e il collettore delle iniziative delittuose dei sodali, ma anche sotto il profilo probatorio e processuale, dal momento che il compendio probatorio si compone in massima parte degli esiti intercettivi derivanti dal captatore informatico inoculato sul suo telefono (che hanno restituito al processo una mole impressionante di conversazioni genuine dal tenore esplicito) e, per la restante parte, delle dichiarazioni rese durante la sua collaborazione con la giustizia, dopo l’esecuzione delle misure cautelari. Ebbene, la disamina dei contributi dichiarativi e conoscitivi promananti dal Cimarosa, per come veicolati dalle intercettazioni di contenuto altamente affidabile e dalle dichiarazioni rese al Pm in sede di interrogatorio durante la collaborazione (rendendo risposte logiche e coerenti), consente anche a questa Corte di apprezzare il pieno possesso delle facoltà mentali in capo allo stesso».
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