Reggio

Lunedì 28 Aprile 2025

Insulti a Liliana Segre, indagini su un centinaio di account: c'è anche l'allora segretario della Lega di Reggio Calabria. Archiviata la posizione di chef Rubio

Nicola Barreca

Devono proseguire le indagini sugli insulti social per diffamazione, con l’aggravante della discriminazione dell’odio razziale, nei confronti di Liliana Segre. Lo ha deciso il gip di Milano Alberto Carboni, che ha ordinato alla Procura di identificare con nuovi accertamenti 86 account, accogliendo in sostanza l’istanza ad andare avanti con il procedimento avanzata dalla senatrice a vita, tramite l'avvocato Vincenzo Saponara. Lo stesso giudice ha ordinato l'iscrizione di nove persone che non erano state indagate e l'imputazione coatta per altre sette. La Procura aveva chiesto l'archiviazione per 17 posizioni. Archiviata l’accusa nei confronti di chef Rubio. Il gip nel suo provvedimento, depositato stamani, ordina al pm di Milano Nicola Rossato, che aveva chiesto l’archiviazione per 17 indagati, di formulare l'imputazione coatta, ossia il decreto di citazione diretta a giudizio, per sette persone (non Chef Rubio la cui posizione viene archiviata). In più, ordina l’iscrizione con nuove indagini su altre nove persone, mai indagate prima, tra cui Nicola Barreca, che nel 2023 figurava come segretario cittadino della Lega a Reggio Calabria. Inoltre, lo stesso giudice ha ordinato che «siano svolte nuove indagini (richiesta di acquisizione dati telematici, accertamenti Osint e sui dati personali presenti nei profili social) volte a identificare i seguenti profili social» e ne elenca 86 in totale. «Nel 90 per cento dei casi gli insulti che riceve sono nazisti, è questo il punto, non sono insulti alla sua veneranda età o alle sue posizioni politiche, ma sono insulti nazisti», aveva spiegato l’avvocato Vicenzo Saponara, legale della senatrice a vita e sopravvissuta alla Shoah. Avvocato che il 27 marzo aveva discusso davanti al gip l’opposizione alla richiesta del pm Rossato di archiviare la posizione di 17 presunti haters della senatrice. Opposizione che c'era stata anche sull'istanza che riguardava altre aggressioni verbali sui social, contestate "a ignoti», perché non identificati dal pm. Il pm a gennaio aveva chiuso le indagini per la richiesta di rinvio a giudizio solo nei confronti di dodici persone, tra cui No vax e Pro Pal, anche residenti all’estero, accusate di diffamazione e minacce online, con l’aggravante della discriminazione dell’odio razziale. Il legale Vincenzo Saponara aveva depositato al gip una tabella contenente 246 account social e i relativi insulti e offese rivolti alla sopravvissuta alla Shoah. "Da Chef Rubio solo parole aspre ma non offese a Segre" «Le frasi riportate, per quanto aspre, rappresentano una manifestazione argomentata del pensiero dell’autore in ordine a un tema politicamente sensibile. I termini usati sono continenti e non si risolvono in espressioni offensive». Lo scrive il gip di Milano Alberto Carboni nella parte del suo provvedimento, sugli insulti social a Liliana Segre, con cui ha archiviato l’accusa di diffamazione aggravata dall’odio razziale per Chef Rubio per alcuni suoi post. La posizione di Gabriele Rubini, anche noto personaggio tv, è una delle dieci archiviate dal giudice. Nei vari post sul tema della causa palestinese Rubini scriveva, tra le altre cose, «condanni il sionismo» e frasi con una «forma di aspra critica su temi politicamente sensibili». E usava pure espressioni di «pessimo gusto», che comunque non assumono «valenza diffamatoria». Nell’ordinanza di 75 pagine il giudice riporta una maxi tabella con tutti i 246 messaggi riportati nelle querele della senatrice a vita. Tabella in cui vengono elencati uno ad uno il "nickname» dell’account, la eventuale «individuazione" dell’autore, il «contenuto della querela» e poi la «decisione" del gip su ogni singolo messaggio postato. In relazione alle indagini per arrivare alla identificazione dei vari profili, il gip spiega che «Facebook e Instagram hanno comunicato di aver assunto in carico le richieste e hanno risposto solo su base discrezionale». Google ha «comunicato che il diritto dell’utente di avere opinioni e diffondere idee libere da interferenze dell’autorità pubblica prevale sul legittimo interesse delle Forze dell’Ordine nelle indagini». Twitter ha risposto «su base discrezionale ritenendo di poter comunicare i dati in possesso, sia di registrazione sia di connessione, solo per alcuni degli account richiesti». E Telegram «non ha fornito alcuna risposta». Il gip, però, chiarisce che «nella maggior parte dei casi gli utenti Facebook», ma anche dell’ex Twitter e di Instagram, "registrano il profilo con il proprio nome reale e inseriscono numerose informazioni personali» e, dunque, «la possibilità di identificare gli autori dei post è realistica». Da qui le nuove indagini, che non sono state effettuate prima e che ora sono state ordinate al pm. Per quanto riguarda un post pubblicato nel 2022 da Nicola Barreca - segretario all’epoca della Lega a Reggio Calabria e che ora deve essere iscritto nel registro degli indagati - il gip parla di un «messaggio» che «si riduce a espressioni di scherno e derisione gratuite» anche sulla «dolorosa pratica di radere il capo alle donne che venivano internate nei lager». Un "dileggio» di Segre «tramite la derisione fisica e la strumentalizzazione del suo doloroso passato». 

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