Militari in azione tra Reggio Calabria, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Nuoro, Bologna, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Roma, Rimini, Verona, Agrigento e Torino. Una maxi operazione dei carabinieri per l’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, nei confronti di 97 indagati (di cui 81 in carcere e 16 agli arresti domiciliari) è in corso nel Reggino e in altre città italiane.
Interessate alcune tra le più importanti cosche di ‘ndrangheta i cui sodali sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno all’associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, scambio elettorale politico mafioso e detenzione e porto di armi. Tra le principali accuse vi è quella di aver gestito in regime di monopolio il traffico di stupefacenti attraverso una struttura stabile ed organizzata, frutto di “un’alleanza” tra le cosche della provincia, sovraordinata alle singole articolazioni e a queste complementare.
Ordinanza numero 1
In carcere
Giuseppe Francesco Abbate (Melito Porto Salvo, 31.10.1966);
Cosimo Alvaro detto "pellicci" (Sinopoli, 25.04.1964);
Domenico Alvaro detto "u trappitaru" (Palmi, 24.03.1981);
Francesco Alvaro detto "u merro" e "ciripillo" (Reggio, 05.05.1998);
Francesco Paolo Alvaro (Cinquefrondi, 13.02.1994);
Giuseppe Alvaro (Sinopoli, 10.09.1973);
Raffaele Alvaro (Sinopoli, 19.01.1965);
Giuseppe Barbaro detto "u castanu" (Platì, 24.05.1976);
Claudio Colella (Sinopoli, 16.06.1958);
Antonino Federico (Taurianova, 15.04.1987);
Domenico Iannaci (Gioia Tauro, 30.01.1977);
Domenico Morabito detto "testanira" (Sinopoli, 26.04.1965);
Elio Arcangelo Morfea (Cinquefrondi, 12.05.1995);
Vincenzo Muià (Siderno, 06.11.1969);
Domenico Pillari (Rizziconi, 13.05.1965);
Pasquale Romeo (Cinquefrondi, 26.08.1996);
Rocco Rugnetta (Taurianova, 04.04.1967);
Francesco Sciarrone (Calanna, 20.01.1960);
Rocco Bruno Varacalli (Ciminà, 06.08.1967);
Giuseppe Violi (Reggio, 23.08.1992);
Ai domiciliari
Vincenzo Giglio (Reggio, 28.07.1954);
Mario Giglio (Reggio, 14.05.1959);
Pasquale Tripodi (Montebello Ionico, 10.05.1957);
Giuseppe Errante (Bova Marina, 31.07.1955);
Franco Maria Perrelli (Reggio, 17.02.1946);
Sebastiano Altomonte (Bova, 02.08.1954);
Giuseppe Barreca (Reggio, 07.12.1957);
Sebastiano Strangio (Locri, 13.02.1975);
Romano Stefano (Locri, 25.05.1972);
Gregorio Fotia (Reggio, 23.10.1964).
Ordinanza numero 2
In carcere
Agresta Antonio (Platì, 20.02.1974);
Angiolini Nicodemo (Polistena, 24.09.1987);
Barbaro Antonio, (Locri, 29.09/1990);
Barbaro Francesco, detto "sarsizzu" (Locri, 13.11.1989);
Barbaro Francesco (Locri, 11.11.1988);
Barbaro Giuseppe (Locri, 24.05.1956);
Barbuto Geremia Orlando (Siderno, 03.06.1979);
Bruzzese Pasquale (Locri, 06.11.1996);
Carlino Salvatore (San Cataldo, 01.10.1990);
Casella Pasquale Domenico (Castrovillari, 25.12.1992);
Coffa Marco (Milano, 23.12.1978);
Cordì Cosimo (Locri, 27.12.1971);
Costa Carmelo (Melicucco, 22.11.1970);
Costanza Matteo (Triggiano, 31.08.1975);
Cutri Rocco (Palmi, 10.10.1981);
D'Agostino Giuseppe (Oppido Mamertina, 22.08.1982);
Demasi Vincenzo detto "marco" (Siderno, 28.06.1989);
Delfino Bruno (Gioia Tauro, 22.02.1964);
Fabiano Giuseppe (Plati, 17.11.1961);
Fuda Alessio (Locri, 06.06.1997);
Galluzzo Domenico (Locri, 02.03.1994)
Ietto Antonio Pietro (Careri, 02.02.1956);
Ietto Natale (Careri, 01.05.1958);
Italiano Giuseppe (Cinquefrondi, 06.03.1991);
Jerino Antonio (Gioiosa Ionica, 24.01.1956);
Maiorana Andrea (Barcellona Pozzo di Gotto, 29.11.1992);
Modaffari Santo (Bova Marina, 10.08.1963);
Moio Michele (Palmi, 22.06.1987);
Oscurato Vincenzo (Castellammare di Stabia, 18.09.1963);
Panaja Iginio detto "gino" (Scandale, 26.06.1964);
Pangallo Natale (Siderno, 02.11.1990);
Perre Francesco detto "u percia" (Platì, 17.02.1978);
Perre Giuseppe (Locri,19.08.1975);
Perre Domenico (Platì, 04.08.1962);
Perre Saverio (Locri, 19.06.1957);
Polimeni Enzo (Locri, 26.08.1989);
Spagnolo Luca (Milano, 01.06.1983);
Varacalli Rocco Bruno (Ciminà, 06.08.1967);
Vottari Giuseppe (Locri, 04.10.1999);
Zandonella Geremia detto "jerri" (Svizzera, o9.08.1996);
Zappia Pasquale (Locri, 12.04.1984).
Ai domiciliari
Caruso Domenico (Locri, 02.07.1991);
Colosimo Luigi (Catanzaro, 25.08.1976);
Feo Bruno (Locri, 04.10.1995);
Filippone Francesco (Siderno, 21.04.1981);
Pollichemi Marco (Locri, 06.03.1998);
Zappia Domenico.
Ordinanza numero 3
In carcere
Agresta Pasq1uale detto "masino";
Barbaro Antonio detto "dumbo" (cl. '90);
Barbaro Antonio detto "giocattolo/grasso" (cl.'69);
Barbaro Francesco detto "sarsizzu/sarsizza");
Barbaro Rocco detto "giocattolo/candidu";
Barbieri Andrea;
Campomizzi Mario;
Cannata Francesco Antonio;
Cannata Michele;
Caruso Antonio detto "pisceia";
Casoni Daniel;
Ciceri Emanuel;
De Benedetto Mauro;
Grillo Giuseppe detto "cinghiale";
Ielasi Francesco detto "ciccillo";
Ielasi Rocco detto "cerasu";
Pangallo Domenico detto "mazzabumba";
Perre Francesco;
Priolo Francesco;
Proietti Marcello;
Sergi Domenico detto "micu u prare";
Simonetti Grazia;
Urbano Donato Claudio;
Violi Franco;
Zambolin Alessandro.
Tra gli arrestati spiccano i 'sinopoliti'
Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, spiccano molti componenti del potente clan 'Alvaro', di Sinopoli, piccolo comune dell’Aspromonte tirrenico. Nell’elenco degli arrestati figura Cosimo Alvaro, 67 anni, detto 'u pelliccia', figlio del defunto boss Domenico Alvaro, detto 'Micu scagghiuni', secondo gli inquirenti, esponente di primissimo piano del clan. La famiglia "Alvaro", nelle sue varie articolazioni (i merri, i paiechi, i trappitari, i cupertuni, i carni i cani), trae la sua forza "militare" sui forti vincoli di parentela e dalle alleanze saldate con i matrimoni tra i rampolli del clan con i discendenti di altre 'famiglie' di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro e della Locride. I loro interessi si sono estesi negli ultimi venti anni a macchia di leopardo: a Roma, nell’Agro Pontino, in Piemonte, in Toscana, Liguria e, soprattutto in Lombardia, con l’acquisizione di attività commerciali, investimenti nell’agricoltura e partecipando al grande business degli stupefacenti, soprattutto cocaina e marijuana, coltivata in maniera estesa - come dimostrano le frequenti operazioni dei Carabinieri Cacciatori - lungo le falde aspromontane, dove attecchisce rigogliosa, conosciuta negli ambienti dello spaccio come "la calabresella", per l’alto contenuto di sostanza dopante. Uno degli anziani capi del clan, Nicola Alvaro, fu coinvolto, ma subito prosciolto, nelle indagini sull'omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa e della moglie Emanuele Setti Carraro.
Un ex assessore ai domiciliari, indagati due ex consiglieri regionali
Tra gli arrestati ai domiciliari figura l’ex assessore regionale Pasquale Tripodi, per il quale è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Nell’operazione, tra i vari reati contestati a vario titolo agli indagati, c'è anche lo scambio elettorale politico-mafioso ma, secondo quanto si è appreso sino ad ora, non ci sarebbero politici in carica tra i destinatari della misura cautelare. Sarebbero invece coinvolti dei soggetti che hanno fatto campagna elettorale alle regionali del 2020 in Calabria.
Gli ex consiglieri regionali della Calabria Sebastiano Romeo del Partito democratico e Alessandro Nicolò, all’epoca di Fratelli d’Italia, sono indagati in stato di libertà. Nicolò, negli anni scorsi, è stato coinvolto nell’inchiesta "Libro nero» ed è ancora sotto processo.
“La provincia” e i “locali”
Le investigazioni hanno permesso di appurare la permanente caratteristica di unitarietà dell‘ndrangheta, di cui l’odierno provvedimento cautelare ridisegna e riaggiorna la struttura e i vertici, oltre a confermare l’attualità dell’esistenza della struttura di ndrangheta denominata “provincia”, ovvero un organo collegiale che svolge una funzione di raccordo tra i “locali” reggini e quelle dislocate in altre regioni d’Italia e all’estero e che regola ogni nuova costituzione di strutture di ‘ndrangheta, ingerendosi anche nelle assegnazioni delle nuove cariche, garantendo il rispetto delle regole dell’associazione e dirimendo controversie tra gli associati.
Il traffico di droga: da Colombia e Brasile, passando per Panama, fino al porto di Gioia Tauro
Le indagini hanno inoltre permesso di registrare l’operatività dei “locali” reggini di Sinopoli, Platì, Locri, Melicucco e Natile di Careri, nonché di quelli di Volpiano (TO) e Buccinasco (MI). La gestione del traffico di stupefacenti come ramo d’azienda dell’organizzazione mafiosa. Ma l’assoluta novità investigativa la si può rintracciare nell’ambito del traffico di stupefacenti, la cui gestione è affidata dalle cosche, in regime di monopolio, ad una struttura stabile ed organizzata frutto di un’alleanza (“un unico corpo”) tra i locali dei tre “mandamenti” della provincia, sovraordinata alle singole articolazioni e a queste complementare.
Questa struttura si occupa, tra l’altro, di importare dall’estero (specialmente Colombia, Brasile e Panama) ingenti quantitativi di cocaina occultata in container imbarcati su navi, e alla successiva esfiltrazione attraverso il porto di Gioia Tauro, sfruttando la compiacenza di squadre di operatori portuali per poi distribuirla in tutto il territorio nazionale, attraverso una ben rodata struttura organizzata e diretta dalle cosche. In questo ambito l’attività in passato aveva già condotto al sequestro di ingenti quantità di sostanza stupefacente.
Gli appalti e le estorsioni
Ancora le indagini hanno confermato il dinamismo della cosca “ALVARO”, dotatasi di una cassa comune attraverso la quale far fronte alle spese legali degli associati e al sostentamento delle famiglie dei detenuti e della cosca “BARBARO Castani”, di cui è stato ricostruito l’intero organigramma, la quale è attiva nella zona di Platì, Ardore e territori limitrofi, nonché nei “locali” di Volpiano e Buccinasco. Il vertice della cosca “BARBARO Castani”, scrupoloso garante delle “regole”, dei “patti” e delle “prescrizioni” sancite in occasioni di importanti summit, rappresenta una figura centrale della ‘ndrangheta unitaria oltreché del “locale” di Platì. Sono state riscontrate le attività estorsive delle cosche nei confronti di commercianti e imprenditori. In particolare la cosca “ALVARO” imponeva la cosiddetta “messa a posto” nei confronti delle ditte aggiudicatarie di lavori pubblici e a commercianti intenzionati ad aprire punti vendita nel territorio del “locale” di Sinopoli, invece la cosca “BARBARO Castani” imponeva pressanti richieste estorsive in danno di tutti gli imprenditori locali che operavano nel territorio sottoposto a controllo della cosca poiché erano costretti a corrispondere l’importo del 3% del valore dell’appalto.
Le infiltrazioni delle amministrazioni pubbliche e lo scambio elettorale politico-mafioso
Le cosche avevano capacità di infiltrazione nelle amministrazioni pubbliche, così da ottenere informazioni propedeutiche allo svolgimento delle attività criminali, come quelle sulle procedure degli appalti sulle ditte aggiudicatrici e sullo stato dei pagamenti utili per infiltrarsi, grazie anche alla compiacenza di imprenditori collusi, in attività economiche collegate, quali, la vendita di mascherine e guanti all’A.S.P. della Provincia di Reggio Calabria. Lo scambio elettorale politico mafioso E’ stata inoltre accertata l’esistenza di un’associazione a delinquere (i cui appartenenti sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari) promossa da uno degli arrestati e finalizzata a favorire l'associazione mafiosa attraverso pratiche illegali di procacciamento di voti in diverse consultazioni elettorali e in particolare per una candidata (poi non eletta) alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria.
I conflitti tra le cosche e i sequestri di persona
Le indagini poi hanno portato anche ad accertare momenti conflittualità tra cosche in diverse fasi delle indagini. Come quella culminata con un sequestro di persona, organizzato dai vertici del locale di Platì, ai danni di un appartenente alla cosca ALVARO, a causa di un debito di 45.000 euro per un carico di sostanza stupefacente. L’uomo veniva rilasciato solo dopo il pagamento di una prima tranche. un particolare episodio estorsivo, messo in atto da uno degli arrestati, ai danni di un altro uomo, anch’egli arrestato, al fine di rientrare in possesso di 125.000 euro consegnatigli, anni addietro, affinché questi potesse corrompere un magistrato non meglio identificato, attraverso i contatti che l’uomo vantava presso la Corte di Cassazione, per favorire l’esito del processo in cui era coinvolto il fratello arrestato nell’operazione “Il Crimine”. Intento che non andò a buon fine e l’uomo fu condannato alla pena di 8 anni; ulteriori dettagli sul ruolo avuto da un indagato nel sequestro di persona di PASSATIORE Mariangela, avvenuto a Brancaleone (RC) il 27 agosto 1977. La vittima veniva assassinata poche ore dopo il rapimento e i resti non furono mai ritrovati.
Le forze in campo
Ad eseguire l'operazione i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria - supportati in fase esecutiva dai militari dei Comandi Provinciali competenti per territorio, dal ROS, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e Sicilia, dal 14° Battaglione “Calabria”, dal Nucleo Cinofili e 8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia ed inoltre con il supporto dell’unità ICAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta) dello S.C.I.P. per gli aspetti di cooperazione internazionale di Polizia - coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria diretta da Giuseppe Lombardo.
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