
L’operazione "Prati" - versione dialettale del piccolo comune aspromontano di Platì - «dimostra, ancora una volta, l’alto indice di affidabilità criminale della 'ndrangheta nel rapporto con i cocaleros, in questo caso, con i colombiani del "clan del Golfo", in un rapporto costante, consolidato nel tempo e con "ambasciatori" calabresi fissi nel sud e centroamerica». E’ uno dei commenti che filtrano dagli inquirenti, dopo la conclusione dell’importante operazione di polizia coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, a carico 21 persone, di cui quattro ricercate, con ramificazioni in altre parti d’Italia.
Le ipotesi di reato vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, alla detenzione di droga, e per alcuni degli indagati, anche di estorsione, maturata sempre nell’ambito degli stupefacenti attraverso una dinamica di cessione di "clienti" da un distributore all’altro. L’operazione, secondo gli investigatori - «restituisce un quadro che non rappresenta una novità per la provincia reggina, ovvero quella di un collegamento stabile e privilegiato tra uomini considerati contigui alle famiglie di 'ndrangheta della Locride e personaggi di assoluto livello nel panorama internazionale della movimentazione dello stupefacente, lungo le rotte commerciali tra Colombia e le coste reggine».
Gli operatori della Sco e della squadra mobile, diretta da Gianfranco Minissale, hanno valorizzato alcuni sospetti nei confronti di elementi di primo piano delle cosche di 'ndrangheta della Locride intenti a organizzare importazioni di ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia e dall’Ecuador verso il porto di Gioia Tauro, «da cui si può intuire come questi soggetti siano ormai capaci di orientare anche le scelte logistiche, quale nave scegliere, quale rotta seguire, quale scalo portuale utilizzare in base ai controlli, quando fare partire il carico, con capacità di affrontare anticipi da centinaia di migliaia di euro, da inviare come acconto - di per sè una prova di forza - cifre che, in percentuale, avrebbero poi fruttato sul mercato italiano tra i 25 e i 30 milioni di euro, in base alla purezza della cocaina».
Nell’indagine "Prati", viene evidenziata inoltre la capacità dei calabresi e dei loro corrispondenti colombiani, «di camuffare piccoli carichi di cocaina in chicchi di caffè spediti con corriere espresso, destinando la "merce" a destinatari fittizi, centri commerciali, luoghi di smistamento, senza che vi fosse mai un destinatario individuabile». Gli indagati, ancora, erano anche attrezzati «per stoccaggio, lavorazione e commercializzazione, sia all’ingrosso che al dettaglio, di grosse partite di marijuana, impegnando «tipi di semenza differente, selezionata in base al clima, all’esposizione al vento, e alla disponibilità di luce artificiale». L’operazione - coordinata dal Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - ha permesso di individuare tre gruppi operativi nei territori di Platì, Siderno e aree limitrofe, suddivise "per competenza", nei traffici di cocaina e marijuana.
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