
Quali dubbi investigativi o misteri si nascondono ancora dietro la scomparsa dell’imprenditore agricolo di San Luca, Antonio Strangio? Legato da strettissimi vincoli di parentela a “famiglie” di altissimo spessore criminale dell’area aspromontana, a distanza di circa cinque giorni dalla sua misteriosa sparizione alla periferia di Bovalino, in prossimità della foce della fiumara “Bonamico”, i carabinieri trovarono il fuoristrada di Strangio distrutto da un incendio ma con all’interno, seppur carbonizzati, piccoli resti ossei di natura umana e piccoli oggetti di altro genere. Dalle analisi genetiche effettuate dai carabinieri del Ris di Messina sarebbe emerso che quei resti ossei apparterrebbero a Strangio.
L’allevatore, quindi, sarebbe stato “sequestrato” con la forza o attirato in un’imboscata, giustiziato con alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi da distanza ravvicinata e poi bruciato insieme al suo fuoristrada. Ora, però, a distanza di circa 8 mesi dall’inizio di questa storia di criminalità organizzata, l’intera vicenda continua a non essere ancora del tutto chiara. Permangono, quindi, ancora alcuni interrogativi da sciogliere. Ciò lo si evince dalle nuove verifiche (e dalle foto e, soprattutto, dai prelievi effettuati) che di recente gli esperti investigatori del Ris di Messina hanno fatto a Locri all’interno del fuoristrada di Antonio Strangio, ancora sottoposto a sequestro dall’autorità giudiziaria.
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