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Sgomberi, rabbia e isolamento a Reggio: il ghetto di Arghillà chiede aiuto

L’emergenza nel comparto 6 ripropone situazioni incancrenite e difficoltà nella gestione delle case popolari. E al Comune sale la tensione: il sindaco assente ieri in commissione. «In 11 anni assegnate solo 40 abitazioni»

Dietro i numeri, ci sono sempre le storie. E quelle di Arghillà s’intrecciano con un contesto difficile: nel “ghetto” si nasce ed è difficile tirarsi fuori. Ancora di più lo è integrare quelle migliaia di persone con il tessuto urbano e sociale dell’“altra” città. Il risultato sono malessere e rabbia, terreno fertile per la criminalità organizzata che nell’ambiente delle case popolari trova anche opportunità di affari e piazze per lo spaccio di droga, oltre che la gestione sicura di armi.
La madre di tutte le emergenza oggi si chiama, manco a dirlo, Arghillà. Il caso è finito anche all’esame della Commissione parlamentare d’inchiesta sul degrado delle periferie, che è stata a Reggio lo scorso giugno. In audizione sono stati sentiti la prefetta Vaccaro, il sindaco Falcomatà, la commissaria Aterp Iannini, i vertici delle forze dell’ordine. Sul tavolo mille questioni da risolvere, la più urgente delle quali è lo sgombero - disposto con ordinanza sindacale - del comparto 6. Nessun collaudo, tutto abusivo, di allacci regolare alle reti idriche, fognarie ed elettriche neanche a parlarne.
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