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Polistena, un’estate “Libera” al lavoro nei campi sottratti alle ’ndrine

Giovani da ogni parte d’Italia ospiti della coop “Valle del Marro” Vittoria: «Raccogliendo peperoncini contribuiscono a restituire un bene confiscato alla comunità» E Chiara racconta: «Vedere con i propri occhi gli ulivi bruciati dai clan non è come leggerlo sui social...»

Grazie ai campi di “E!State Liberi!”, della durata di una settimana, i beni confiscati alla mafia sono potenti strumenti di formazione della coscienza civica. Specialmente per i giovani». A dichiararlo è Antonio Napoli, vicepresidente della Valle del Marro - Libera Terra. A Polistena si sono svolti, nelle ultime settimane, due campi di “E!State Liberi!”. Si tratta degli annuali “Campi di impegno e formazione” sui beni confiscati, un progetto di Libera finalizzato alla valorizzazione e alla promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati, nonché alla formazione dei partecipanti sui temi dell'antimafia sociale.

«Una giornata tipo al campo inizia molto presto: anzi, prestissimo, a sentire i ragazzi!», racconta Vittoria, educatrice del gruppo di giovani provenienti dal Valdarno, impegnati nel primo campo di “E!state Liberi!”. «È fondamentale vivere un momento di impegno concreto e, nel caso del campo organizzato dalla cooperativa sociale Valle del Marro - Libera Terra, questo impegno si traduce nella partecipazione ad attività agricole biologiche su terreni confiscati alla 'ndrangheta, nella Piana di Gioia Tauro. Così, di prima mattina, ci siamo diretti verso un terreno coltivato a peperoncini piccanti, dove abbiamo imparato a selezionare e raccogliere accuratamente le bacche più rosse e mature. Nonostante il sole cocente – prosegue Vittoria – i ragazzi erano motivati: sapevano che, con ogni gesto, stavano contribuendo in modo concreto alla restituzione di un bene confiscato alla comunità e al suo riutilizzo a fini sociali».
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