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Gioia Tauro, dietrofront sull’ex Ilva. Il Polo siderurgico resterà un’idea?

L’accordo raggiunto a Taranto sulla decarbonizzazione “scioglie” per ora il tavolo tecnico del ministero. Resta aperta una remota ipotesi per un “Dri” nell’area portuale, se ne saprà qualcosa ai primi di ottobre

L’accordo sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto è arrivato l’altro ieri. Gioia Tauro era alla finestra per la ventilata ipotesi della produzione del preridotto per i forni nell’area portuale ma dovrà ancora attendere, perché se per la prima parte della vertenza pugliese è arrivato un difficilissimo “sì” alle proposte del Governo, per la seconda parte bisognerà attendere settembre.
Le ipotesi in campo erano due: 3 forni elettrici a Taranto, 4 impianti Dri (il preridotto di ferro da caricare nei forni elettrici), il sistema per la cattura e lo stoccaggio della Co2 associato ad ogni singolo impianto Dri, l’impiego di una nave rigassificatrice in loco nonché il quarto Dri per il forno elettrico a Genova, dove il Dri non si può installare perché per l’altezza elevata entra in conflitto con il vicino aeroporto. La seconda verte invece sui soli 3 forni elettrici: niente Dri e niente cattura e stoccaggio della CO2, con lo spostamento del polo siderurgico e della nave rigassificatrice nell’area portuale di Gioia Tauro.
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