
L’accordo sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto è arrivato l’altro ieri. Gioia Tauro era alla finestra per la ventilata ipotesi della produzione del preridotto per i forni nell’area portuale ma dovrà ancora attendere, perché se per la prima parte della vertenza pugliese è arrivato un difficilissimo “sì” alle proposte del Governo, per la seconda parte bisognerà attendere settembre.
Le ipotesi in campo erano due: 3 forni elettrici a Taranto, 4 impianti Dri (il preridotto di ferro da caricare nei forni elettrici), il sistema per la cattura e lo stoccaggio della Co2 associato ad ogni singolo impianto Dri, l’impiego di una nave rigassificatrice in loco nonché il quarto Dri per il forno elettrico a Genova, dove il Dri non si può installare perché per l’altezza elevata entra in conflitto con il vicino aeroporto. La seconda verte invece sui soli 3 forni elettrici: niente Dri e niente cattura e stoccaggio della CO2, con lo spostamento del polo siderurgico e della nave rigassificatrice nell’area portuale di Gioia Tauro.
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