Non solo narcotraffico, seppure siano emersi dalle indagini affari d’oro con compravendite di stupefacenti importati dal Sud America e rifornimenti assicurati alle piazze dello spaccio di Reggio sud, Vallata del Gallico, di alcuni centri della Piana di Gioia Tauro e ai fedelissimi di Catania. Nella doppia inchiesta “Arangea bis-Oikos”, tra le contestazioni della Procura antimafia che hanno già superato il vaglio del Tribunale del riesame con una pioggia di rigetti dei ricorsi degli indagati colpiti da misura cautelare, c’è la disponibilità delle armi a favore degli indagati. E nello specifico l’accusa di detenzione, porto e vendita o offerta in vendita di armi da sparo, corte e lunghe, comuni e da guerra. Un tema rimarcato in sede di emissione di ordinanza di custodia cautelare: «Riguardo l'aggravante, in relazione ad un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, non è necessario dimostrare la funzionalizzazione delle armi agli scopi dell’associazione, risultando, piuttosto, sufficiente, dimostrarne la disponibilità correlata agli scopi perseguiti dall'associazione criminosa, purché si tratti di armi che non siano di uso personale esclusivo dei partecipi che le detengono». L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale