Reggio

Sabato 13 Settembre 2025

Il mondo di frate Damiano, eremita in Aspromonte

Quando sono giunto qui, questo posto sperduto tra le montagne della Limina era una terra di nessuno. Abbandono, solitudine, casette del villaggio disabitate e in gran parte distrutte. Vede la chiesetta? Era gravemente danneggiata, con erbacce e sterco di animali ovunque...». Fra’ Damiano, al secolo Romano Zavaglia, ha 77 anni e vive da eremita, nel cuore dell’Aspromonte. Una vita da tra lupi, cinghiali, tassi e volpi, in una piccola e modestissima casetta in un villaggio abbandonato. È simpatico, ha un sorriso contagioso e una storia tutt’altro che banale da raccontare. «Sin da adolescente – dice – ho lavorato a Genova, ho fatto il parrucchiere per più di 30 anni. A Mammola, mio paese di origine, venivo d’estate, non tutti gli anni, brevi periodi di vacanza, ma niente di più. Piano piano ho maturato la decisione di lasciare la mia attività e rispondere alla chiamata del Signore. Non è stata una cosa improvvisa, perché ero già nella Chiesa, facevo apostolato anche nel mio salone, con i clienti, e frequentavo i frati cappuccini di Genova. Poco dopo i 50 anni, quindi, ho deciso di fare il grande salto. Ho capito che era giunto il momento, così ho chiuso il negozio e mi sono incamminato per la mia strada. Ho cominciato a Genova, poi sono stato anche ad Assisi e in vari altri conventi italiani finché non ho deciso di tornare in Calabria e condurre, da terziario francescano, la mia vita di eremita in questo “dono” di Dio e della natura, un luogo isolato ma suggestivo, bellissimo». Giunto alle 75 primavere, ispirato dall’insegnamento di San Francesco d’Assisi, ha così deciso di “abbracciare” la solitudine, in un villaggio montano abbandonato della Locride, tra le montagne della Limina. Se l’è costruita praticamente a mani nude, la sua nuova vita fra’ Damiano, riadattando alla meno peggio una modestissima casetta accanto alla chiesa, a ridosso di una pineta fittissima e suggestiva, del vecchio “Villaggio Limina”, costruito circa settanta anni fa e ormai abbandonato, una decina di piccole abitazioni – dovevano servire come case di vacanza – tutte ormai quasi in rovina. Un luogo sì abbandonato e lontano dai centri urbani, anche quelli più piccoli, ma oltre ogni dire meraviglioso, nel quale la bellezza della natura si fonde con la quiete dell’animo, e dove davvero sembra di ascoltare il respiro di Dio. Al “Villaggio Limina”, la vita, in tutti i sensi, è rifiorita, perché fra’ Damiano in questo luogo sperduto dell’Aspromonte si prende cura della piccola chiesa e dell’area che la circonda. Su mandato del vescovo della diocesi di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, Fra Damiano ha potuto occupare la casetta attigua alla chiesa del Villaggio Limina, l’ha rimessa in piedi alla meglio e qui trascorre, in tutte le stagioni, le sue giornate. Non ha la televisione in casa e nemmeno il telefono o i riscaldamenti. Le sue giornate sono divise tra preghiera, lavoro di pulizia del luogo e soprattutto di custodia della piccola chiesa intitolata alla Madonna del Rosario. Tra suoi compiti c’è anche quello di custode – vi si reca tre volte alla settimana – del vicino suggestivo, Santuario di San Nicodemo, patrono di Mammola, che per anni ha ospitato l’eremita padre Ernesto Monteleone. Fra’ Damiano è felice della scelta compiuta; la solitudine in fondo, è quello che cercava; tutto il resto, l’assenza di televisione, telefono, di tante altre cose che tutti non giudichiamo indispensabili, e il freddo, che nei mesi invernali picchia duro anche con abbondanti nevicate, lo sopporta senza problemi. «Le condizioni di vita, spesso davvero estreme, non mi pesano affatto. – ci spiega – Io dico che è difficile vivere così solo se uno non è abituato, o magari ha altre aspettative; ma se uno parte convinto di quel che fa, non ci sono problemi. Ci sono pure difficoltà a volte, ma si superano. Per riscaldarmi c’è una piccola stufa a legna, la tv non mi interessa, mi basta la radio, ho bisogno di poco, e poi vivo in uno dei posti più belli della Calabria». «Paura di stare da solo in un luogo così isolato? Non mi sono mai posto questo interrogativo. Del resto di che cosa dovrei aver paura? La mattina quando apro la porta di casa a volte mi trovo davanti lupi o cinghiali o cani randagi affamati, ma cerco di stare attento. Per il resto mi affido al Signore. Poco prima delle sette comincio la giornata con la preghiera, poi c’è il rosario, leggo le catechesi di San Giovanni Paolo II. Nel resto della giornata pulisco la chiesa e l’area verde del villaggio, faccio il bucato, mi preparo da mangiare, taglio la legna, coltivo il mio piccolo orto, raccolgo, quando è il periodo, funghi, asparagi, more, noci e castagne e quando sono a casa leggo qualche libro e sto, soprattutto, in compagnia di un gatto che diversi mesi fa ha, di buon mattino, “bussato” alla mia porta e che ora è la mia ombra visto che mi segue ovunque. Un altro dono di Dio e della natura». Sorride, Fra Damiano d’Aspromonte, e ci saluta. Il suo piccolo mondo solitario ha bisogno di lui.

leggi l'articolo completo