Reggio

Martedì 23 Settembre 2025

Operazione Res Tauro, il procuratore Borrelli: si erano ristabiliti gli equilibri criminali sul territorio

Si chiama Res Tauro la maxi-operazione condotta dalla Procura di Reggio Calabria insieme ai Carabinieri del ROS che ha portato all’arresto di 26 persone, tra le quali spicca il nome di Giuseppe Piromalli, detto Facciazza, figura storica della cosca di Gioia Tauro. Il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Borrelli, ha illustrato i dettagli dell’inchiesta, definendola “il frutto di un monitoraggio attento” che ha permesso di documentare la riorganizzazione della cosca dopo la scarcerazione del capo storico. «Le attività investigative sembrerebbero aver dimostrato – ha dichiarato Borrelli – come la scarcerazione di quello che era il capo storico della cosca avesse determinato il ristabilirsi di una serie di equilibri criminali sul territorio».

Le aste giudiziarie nel mirino del clan

Uno dei punti più delicati dell’inchiesta riguarda il controllo delle aste giudiziarie. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il clan sarebbe riuscito a infiltrarsi nel sistema di aggiudicazione dei beni, condizionandone gli esiti. «Si tratta di un aspetto – ha precisato il procuratore – ancora oggetto di indagine, che richiederà ulteriori approfondimenti».

Il ritorno agli “antichi equilibri”

Borrelli ha spiegato che la scarcerazione, nel 2021, di Piromalli avrebbe avuto un ruolo cruciale: «Il suo rientro ha determinato la necessità di ristabilire gli equilibri su Gioia Tauro, sia nei confronti delle altre cosche della Piana, sia all’interno della stessa famiglia. Nonostante alcuni dissapori, non si è arrivati a conflitti aperti, ma a un processo di armonizzazione interna». «Pino Piromalli - ha proseguito Borrelli - predicava l’armonizzazione tra le varie componenti della 'ndrine gioiesi, intervenendo per sanare dissidi e ricomporre contrasti di interesse sul controllo del territorio, ricostruendo il livello di comando della cosca, esercitando un potere assoluto sul territorio con forme di violenza privata e minaccia armata, condizionando le aste giudiziarie per riottenere i beni confiscati (per un valore di sette mln di euro ndr), le attività degli esercizi commerciali, come nel caso di un imprenditore che, sebbene pagasse la tangente, agli occhi del boss Piromalli non appariva abbastanza 'rispettoso' e per questo pesantemente redarguito da alcuni elementi della cosca».

Rapporti con i Molè

Alla domanda se i Piromalli avessero riallacciato i rapporti con i cugini Molè dopo l’omicidio di Rocco Molè nel 2007, Borrelli ha risposto: «Vi sono stati tentativi di riarmonizzazione dei rapporti con tutte le altre cosche presenti sul territorio».

Indagini dal 2020

L’inchiesta ha avuto inizio nel 2020, ma ha trovato una svolta significativa proprio dopo la scarcerazione di Piromalli, nel 2021. Il procuratore lo descrive come un «personaggio carismatico e di spessore superiore», in grado di riportare la cosca a una posizione centrale negli equilibri criminali della Piana di Gioia Tauro.

Il profilo attuale di Piromalli

«Sicuramente un personaggio prioritario nell’ambito della cosca – ha concluso Borrelli – che ha rafforzato la presenza dell’organizzazione sul territorio». L’operazione Res Tauro segna dunque un colpo importante alla ’ndrangheta della Piana, ma secondo la Procura «restano ancora margini di approfondimento» soprattutto sul fronte degli affari economici e del condizionamento delle aste.

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