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'Ndrangheta, il blitz a Gioia Tauro: stipendi garantiti ai detenuti. Anche per non farli “pentire”

Il boss si sarebbe preoccupato di assicurare pieno sostegno per un duplice tornaconto

«Sto fatto non è buono... perché se gli parte il cervello... e poi inventano cose...». Uscito dal carcere, è preoccupato il vecchio boss: bisogna garantire massimo sostegno ai sodali detenuti, non solo nel rispetto dei più tradizionali patti di ’ndrangheta ma anche per evitare tentazioni e rischi di pentimento. E così “Facciazza” Piromalli si occupa personalmente di assicurare il denaro per il sostentamento delle famiglie degli amici. «Deve sapere... di quello che vuole siamo a disposizione... faglielo sapere...», manda a dire a uno di loro tramite la moglie. È un modo anche per «tenerlo a bada», come annota la stessa Direzione distrettuale antimafia nell’ordinanza: «Al fine del consolidamento dell’organizzazione criminale assume una importanza vitale la circostanza che l’associato abbia consapevolezza di poter contare, in caso di arresto, sulla continuità del vincolo associativo e sul rapporto di solidarietà tra gli associati. D’altra parte, era proprio questa la maggiore censura mossa da Pino Piromalli ai fratelli, i quali non avevano ottemperato, da capi dell’associazione, all’impegno di garantire il sostentamento dei sodali.
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