
Due persone sono state arrestate dalla polizia di Stato di Reggio Calabria con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’operazione, scattata nella tarda mattinata di ieri e coordinata dalla Procura della Repubblica, nasce dalla denuncia di un imprenditore del settore della distribuzione di carburanti che, stanco di minacce e pressioni, ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine.
Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, i due indagati – fatto salvo il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva – avrebbero avvicinato l’imprenditore nell’agosto 2023, intimandogli di “mettersi a posto” con i referenti della ‘ndrangheta locale e citando esplicitamente il nome di un noto casato mafioso egemone nella zona. Pochi giorni dopo, l’“invito” si sarebbe trasformato in un vero e proprio divieto ad aprire l’impianto di distribuzione, definito “di interesse” per la cosca.
A ottobre, nonostante la volontà dell’imprenditore di portare avanti il progetto commerciale, le pressioni sarebbero diventate più esplicite: uno degli indagati avrebbe preteso 120mila euro come indennizzo per la famiglia mafiosa, arrivando persino a pedinarlo sotto casa per intimorirlo.
Le minacce, secondo gli inquirenti, sarebbero proseguite anche a novembre con il furto delle telecamere di sorveglianza installate dal titolare e, infine, con l’occupazione abusiva dell’area di pertinenza del distributore: un veicolo e un gazebo per la vendita di frutta sarebbero stati collocati da uno degli indagati proprio per impedire l’avvio dell’attività.
Grazie alle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e alla denuncia dell’imprenditore, gli investigatori sono riusciti a raccogliere gravi indizi a carico dei presunti estorsori. Il G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto la custodia cautelare in carcere per entrambi.
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