REGGIO CALABRIA - Giusy Versace si racconta: 2005 e 2015 gli anni che segnano una pietra miliare nella sua vita, non certo monotona. La prima è una data drammatica: in un incidente stradale sulla maledetta (non solo per per lei) Salerno-Reggio rimane gravemente ferita: per continuare a vivere le vengono amputate le gambe. Il 2015 è l’anno della sua esplosione mediatica: dopo aver vinto “Ballando con le stelle” le viene affidata la conduzione della “Domenica sportiva” (Raidue), ma nel frattempo non molla, continua a fare sport, ha appena conquistato ai mondiali di Doha la finale nei 200 metri con un tempo importante (28”31) e a ballare con quello che è ormai il suo partner fisso, il catanese Raimondo Todaro.
La luci della ribalta dello spettacolo non abbagliano Giusy di certo. Tra sport e tv trova il tempo di montare uno spettacolo, dal titolo preso a prestito dal suo libro, “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, che sarà anche presentato stasera al “Francesco Cilea” di Reggio Calabria.
Di che si tratta?
«Con accanto Raimondo Todaro ho messo in scena un musical con il quale racconto la mia vita. C’è tanto ballo e tanta musica con l’intervento di Daniele Stefani, un bravo interprete italiano che si è affermato in Cile. Tutto l’incasso va alla onlus “Disabili non limits”, che investirà la somma acquistando attezzi per uno o più disabili reggini. Di solito ogni anno la Onlus promuoveva sul Lungomare “La corsa della felicità” proprio per aiutare i disabili. Quest’anno gli impegni mi hanno ristretto gli spazi, per cui ho deciso di allestire questo spettacolo».
La vittoria di “Ballando con le stelle” ha cambiato la tua vita...
«Certamente. Avevo accettato solo per una partecipazione promozionale in favore di chi è costretto a vivere, come me, con l’handicap. Perché è chiaro che dal quel 22 agosto 2005 mi ero dato una missione: dimostrare a tutti che si può essere normali anche in condizioni di disabilità. E così mi sono dedicata allo sport, alle gare di velocità con le gambe di carbonio, ho fondato la Onlus, ho scritto un libro, mi sono dedicata anima e corpo a questa missione. Quando mi ha chiamato Milly Carlucci mi sono detta: questa è la mia occasione. Ma non pensavo certo di vincere tra tanti big, tra tanti personaggi famosi. Io ero una disabile, senza gambe, che lottava con i giganti della popolarità. Evidentemente pubblico, critici e giuria hanno capito il senso della mia partecipazione. Ed ho vinto, grazie soprattutto a Raimondo Todaro. Sono l’unica disabile del mondo a trionfare in un concorso simile. Ed oggi sono qui, a vivere una realtà intensa, a mettere mattoni per la mia missione».
Non hai comunque rinunciato a correre. Ai mondiali di Doha hai fatto buoni risultati. L’obiettivo restano le Paralimpiadi di Rio?
«Sì, ho fatto tempi buoni. Si saprà ad agosto se avrò raggiunto i tempi necessari affinché la Federazione italiana mi possa inserire nella squadra per Rio. Io ci conto. Spero di dare un buon segnale agli europei che si svolgeranno a maggio a Grosseto. Nonostante i miei impegni, mi alleno tutte le mattine da martedì a venerdì. Non posso mollare adesso. Devo restare un esempio per chi ha problemi fisici».
Sei diventata una giramondo: Milano, Doha. Sei appena tornata da New York.«Sono stata nominata, assieme ad Alex Del Piero, ambasciatrice mondiale del progetto “Save the dream” (Salva il sogno). Emoziante è stato per me ballare al Times square di New York davanti ad un pubblico eccezionale, proprio per tenere vivo il fuoco del progetto. Debbo riconoscere che mi è stata molto utile l’esperienza televisiva su Retequattro, “Alive”, dove abbiamo scoperto e messo in scena storie di coraggio».
Bisogna ammettere che la “Domenica sportiva” è davvero una svolta. Eri preparata per un’avventura simile?
«All’inizio non credevo ai miei occhi, era davvero un’ avventura. Essere stata scelta per condurre una trasmissione storica! Tra l’altro io non seguivo il calcio: sono tifosa della Reggina e della Nazionale, ma per il resto conoscevo poco o nulla. Mi sono messa sotto a studiare. Debbo dire che Alessandro Antinelli è un compagno di lavoro eccezionale. Mi ha preso per mano: insieme vediamo le partite. Lui cura di più la parte tecnica, io vado alla ricerca di particolari, “chicche”, storie di vita. Ho sorpreso tutti quando a Sarri ho chiesto se è vero che, per scaramanzia, si porta la moka in panchina! Comunque sto facendo un’esperienza meravigliosa, sempre e con un solo obiettivo: rendermi utile alla causa dei diversamente abili: debbono capire che sono normali. Come l’ho capito io sin da quel 22 agosto».