Due seguitissime performance, diverse nei generi, una all’insegna del pop rock, l’altra della world music, hanno suggellato all’auditorium comunale la conclusione della sessione invernale del Roccella Jazz Festival, intitolata “Pop & Jazzy Christmas”. Dopo il Gran Concerto di Capodanno con l’Orchestra di Francesco Caligiuri, protagonista dell’inedito progetto “Mare arcaico”, che ha ufficialmente introdotto le celebrazioni per i 40 anni della storica kermesse jazzistica calabrese, un’altra apprezzata produzione originale voluta dal direttore artistico Vincenzo Staiano e dedicata ai Beatles ha lasciato il segno per la singolarità della formula scenica adottata e la qualità dell’esito. Ne sono stati protagonisti il critico musicale, conduttore radiofonico e saggista Donato Zoppo, in veste di storyteller (già apprezzato ospite lo scorso anno, con una performance dedicata a Lucio Battisti) e l’“Abbey Road Orchestra” con Sacha Barbato (voce, chitarra acustica), Giampaolo Capone (chitarra elettrica), Diego Ruggiero (basso elettrico), Simone Paglia (percussioni, batteria), Daniele Pescatore (tastiere). Insieme hanno interagito tra narrazione, musica live e immagini sullo schermo per ripercorrere l’epopea dei mitici Fab Four di Liverpool, con un focus sulla loro leggendaria canzone “Something” e su un anno determinante per la storia del gruppo londinese, quale fu il 1969, l’anno del concerto sul tetto e della celebre foto sulle strisce pedonali ad Abbey Road. Elementi, questi, ai quali Zoppo ha dedicato il suo ultimo saggio “Something”, pubblicato per i tipi di GM Press. Dall’interpretazione di alcuni dei più celebri brani dei Beatles (“Across the Universe”, “Yesterday”, “Here comes the sun”, “The long and winding road, “Come Together”, “Something”, “Let It Be”) al racconto di aneddoti (che hanno delineato, tra gli altri, il ruolo di Harrison, il “Beatle introverso” e fatto emergere la presenza sempre più ingombrante, a quel tempo, di Yoko Ono) e dei fermenti musicali e culturali che segnarono quel fatidico anno, caratterizzato da crisi e tormenti che fecero poi da preludio allo scioglimento della band, il progetto presentato a Roccella in prima assoluta da Zoppo e all’orchestra ha convinto ed entusiasmato il numeroso pubblico in sala, che ha più volte sottolineato con applausi la formula scelta. Di grande appeal, per i ritmi trascinanti all’insegna dell’etno - rock mediterraneo e della world music (con incursioni anche nel repertorio di danze tradizionali quali il valzer, il sirtaki e la tarantella), per i testi di attualità con accenti di denuncia sociale, nonché per la verve interpretativa, la serata conclusiva della rassegna che ha ospitato l’affermata band calabro-bolognese “Il Parto delle nuvole pesanti”. La formazione guidata da Salvatore De Siena, affiancato da Amerigo Sirianni, Mimmo Crudo, Max Turone, Antonio Rimedio, Domenico Ziparo, Enzo Ziparo, Emanuela Timpano e Manuel Franco, ha presentato il nuovo album “Sottomondi”, elaborato con la supervisione artistica di Tony Canto. Un progetto discografico in cui emergono le storie di un’umanità che non ha voce, composta da bambini, donne, immigrati ed emarginati e che invita a riflettere sull’importanza dell’incontro con l’altro e della solidarietà. Testi e musiche che scavano l’anima, come “Niente Ninna per l’uomo Ne’', storia di emigrazione vista con gli occhi di una bambina che va curiosare nei “sottomondi” dei tanti diritti negati, o come “I Bambini di laggiù”. Non è mancata l’occasione per sorridere con la cantabile “Mi hai fatto innamorare astutamente” o per soffermarsi a riflettere, ascoltando “La nave dei veleni” rappresentata come “un fantasma in mezzo al mare”, canzone che la band ha scritto insieme a Carlo Lucarelli. Il concerto ha dato spazio anche a popolari brani di repertorio del gruppo come “Riturnella”, “L’imperatore”, “Giorgio” e “Vento di scirocco” e si è concluso con il pubblico invitato a lasciare i posti a sedere e a far festa insieme alla band sotto il palco.