Nel 1970 nascono in Italia le Regioni, organi del decentramento politico e amministrativo già previsti nella Costituzione. Dopo mesi di discussione si decide che il capoluogo della Regione Calabria sarà Catanzaro e non Reggio Calabria, come tutti i reggini si aspettavano. È la scintilla che fa scoppiare una delle rivolte urbane più violente e più lunghe dell'Italia repubblicana. A ripercorrere le fasi cruciali della rivolta di Reggio Calabria, a «Passato e Presente», in onda oggi alle 20.30 su Rai Storia, il professor Ernesto Galli della Loggia con Paolo Mieli.
Il sindaco di Reggio, il democristiano Pietro Battaglia, si pone alla testa di un movimento popolare per Reggio capoluogo. La gente scende in piazza, ma la risposta delle forze dell'ordine è di dura repressione. Per giorni la città è devastata da scontri e distruzioni. Ci sono anche morti, feriti e tantissimi arresti. Dopo pochi giorni, a guidare i reggini in rivolta arriva Ciccio Franco, sindacalista della Cisnal, che al grido di «boia chi molla» fa virare la protesta a destra. La situazione torna alla normalità solo otto mesi dopo. Il 23 febbraio 1971 l'esercito entra a Reggio Calabria con i mezzi cingolati e ristabilisce l'ordine manu militari.
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