Atmosfere, costumi, ambienti, in cui il richiamo ancestrale della natura si sposa, in un connubio dialettico e profondo, con gli aspetti sacri e profani della contemporaneità. È straordinario l’impatto visivo di opere dove l’humus ricalca anche colori accesi, tratti forti, sensazioni immediate ed al contempo indefinite. Questo il “cuore” pulsante della mostra permanente del Grande ospedale metropolitano che è stata aperta ieri, nello spazio Arte, luminoso ed ampio, del presidio Morelli.
Sessantadue opere, già pronte ad abbellire i nuovi reparti destinati alla cura dei pazienti affetti da patologie emato-oncologiche. Un vero e proprio percorso educativo concepito nell’ambito del progetto Epocal “Arte in ospedale” e curato con dovizia dal professore Carmelo Cotroneo. Qui, il fattore vincente è la generosità di chi ha offerto una risposta “umana” a tutti quei fattori, Covid soprattutto, che improvvisamente rendono la nostra vita fortemente in salita. A rendere possibile l’evento, infatti, l’espressa volontà manifestata da numerosi artisti nel corso dell’estate, di donare la propria arte al Grande ospedale metropolitano, alla stregua di quelle associazioni e di quei privati cittadini che si erano spesi nei mesi precedenti caratterizzandosi, gli uni e gli altri, per la grande solidarietà. Tutti sintonizzati su quel valore principe che è l’umanizzazione dei luoghi di cura (secondo il protocollo per gli Istituti di Ricerca – Irccs) ed il miglioramento della qualità della vita dei degenti consci degli influssi mitigatori e catartici di cui è portatrice la bellezza sull’animo umano.
«In considerazione dell’attuale situazione legata all’epidemia da Covid19, abbiamo optato – spiega il commissario straordinario Iole Fantozzi – più che su una vera e propria cerimonia d’inaugurazione, sulla scelta di ringraziare, attraverso l’apertura della mostra, quanti hanno lavorato, con grande spirito sinergico, alla sua realizzazione: artisti e operatori». Ed è in questa straordinaria finestra di condivisione e di appartenenza, che ogni lavoro, con grande naturalezza, riesce a parlare di se, lasciando “tocchi” di riflessione e di nostalgia. Piccoli ponti tra ieri ed oggi; tra passato e presente in un cammino che unisce attualità e storia, come la vicenda dell’immigrazione italiana nelle Americhe. L’opera scultore “Milonguita jazz” racconta di come essa sia stata fonte di ispirazione nel tango e nel jazz, entrambi dalla straordinaria carica emotiva, racchiudendo gioia e tristezza, sogni e speranze, disperazione e determinazione, passione e delusione.
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