La Rai ha censurato in passato, e continua a censurare, una fiction che racconta la vicenda del comune di Riace, guidato per molti anni dal sindaco Mimmo Lucano, primo cittadino giudicato all’avanguardia per parte dell’opinione pubblica e molto discusso per le sue metodologie dall’altra. "Tutto il mondo è paese" – questo il titolo dello sceneggiato con Beppe Fiorello – racconta dell’interessante esperimento antropologico e sociale sviluppatosi nel piccolo paese nella città metropolitana di Reggio Calabria, che Lucano ha trasformato in un luogo unico in cui il concetto di integrazione ha preso forma in modo mai visto prima: una una realtà in cui, oltre all'accoglienza, si è facilitata l’integrazione degli stranieri nel contesto locale tramite il lavoro, l'istruzione e la valorizzazione di case inutilizzate prima di allora.
Un piccolo ma significativo esperimento sconosciuto ai più prima delle note vicende giudiziarie degli ultimi anni, ma che comunque è stato un caso studiato in tutto il mondo. L'esperimento di Lucano, inoltre, ha conquistato le pagine di prestigiose testate internazionali come il New York Times e servizi di emittenti come la Bbc. Dopo la “gloria” – tra cui un documentario ad opera di Wim Wenders, il riconoscimento da parte del Papa e la conquista del podio nel premio per il miglior sindaco del mondo – però, sono iniziati i suddetti guai giudiziari per Mimmo Lucano e per Riace. Dapprima un'informativa della Guardia di Finanza ha denunciato irregolarità nella gestione dei fondi, in seguito, nel pieno di una diatriba con l’allora ministro degli Interni Salvini, Lucano è finito ai domiciliari – in esilio da Riace – con le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta rifiuti a due cooperative locali. Nel corso del processo sono state accertate alcune irregolarità amministrative, ma appare chiaro che Lucano non abbia incassato tangenti o avuto guadagni personali di sorta. Sicuramente errori, imprudenze amministrative e superficialità sono state commesse, ma col fine di tenere in vita un modello d’integrazione funzionante, tanto che il Consiglio di Stato ha recentemente sconfessato la chiusura dei progetti Sprar voluta da Salvini e l’esilio a cui Lucano era stato costretto, oltre ad affermare che a Riace non ci siano mai stati appalti pilotati o truffe.
Non si capisce dunque perché la Rai abbia bloccato ancora una volta la messa in onda di questa fiction, dedicata all’ennesima dimostrazione di come al Sud sia presente un forte sentimento di solidarietà e generosità.
Così facendo sembrerebbe che la Rai stia esprimendo un giudizio morale sull’operato di Lucano; motivazioni ufficiali, infatti, non ne sono mai state date, cosa ancora più grave per un’azienda del servizio pubblico.
Un vero peccato questa censura a priori. Un moralismo a correnti alterne che la Rai non ha certo osservato in altre occasioni, dove persone oggetto di indagini – anche conduttori – sono andate regolarmente in onda. E le accuse non erano da poco. Nessun garantismo invece con Lucano, come mai?
Con questa censura la Rai sta aprendo una bruttissima pagina della televisione italiana, oltre a perdere l’occasione di mostrare sul piccolo schermo un’altra faccia del Meridione che non sia la solita solfa con la malavita protagonista.
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