Torna in vita Nicola Giunta, il poeta reggino che più di tutti è riuscito a narrare, nei suoi versi, virtù e difetti dei suoi cittadini, politici compresi. La sua arte espressa in vernacolo a tutt'oggi riecheggia in numerosi modi di dire che ancora si sentono per le strade di Reggio, soprattutto sul Corso Garibaldi, che era punto d’osservazione privilegiato per i suoi componimenti. Sarà ora la musica a ricordarlo con l’opera “Cu cunta ment’a Giunta”, un cd realizzato dal musicantore Fulvio Cama, da sempre impegnato in un’opera di tutela e rivitalizzazione delle più belle tradizioni artistiche e musicali, e dedicato alla città di Reggio, per cui Cama, come Giunta, prova un profondo amore. Si tratta di 13 poesie tra le più rappresentative di Nicola Giunta, che diventano 13 canzoni con le musiche di Cama. Un lavoro poetico per raccontare la città nelle sue bellezze e nelle sue debolezze, in un’interpretazione per chitarra e voce che si propone di far conoscere meglio le sferzanti liriche di Giunta. Le traduzioni dei testi dialettali sono state curate da Demetrio Delfino, le illustrazioni ed il progetto grafico sono di Saverio Autellitano. Il progetto musicale è stato presentato a Palazzo San Giorgio, col vice sindaco Tonino Perna, l’assessore Demetrio Delfino, l’editore Eduardo Lamberti Castronuovo, l'archeologo e numismatico Daniele Castrizio, il poeta Giuseppe Ginestra, il grafico Saverio Autellitano e l'autore Fulvio Cama. «”Cu cunta ment’a giunta” è un antico detto popolare molto noto, ma qui Giunta è il nome del poeta, e che poeta. Volevo da tempo raccontare in musica la mia città: Rheggio – ha raccontato Cama – proprio così, scritta con “l’h” perché mi riporta indietro alle sue origini greche, il suo antico nome così bello». «Quella di Cama – ha affermato Castrizio – è un’operazione culturale di cui si sentiva la necessità, perché in questa città sgangherata la memoria storica è lesta a scomparire, spesso appalto degli eruditi locali che riescono a banalizzare ogni cosa e infarcirla di errori e imprecisioni. La poesia di Giunta è sempre stata divisiva tra i “rriggitani”, da sempre oggetto e bersaglio della sua satira graffiante: una poesia senza sconti o riguardi». «Cama – ha affermato Perna – è un cantattore, cantastorie, cunta e canta, con uno sguardo sullo Stretto che lui trasforma in un ponte di luci, di cultura, di memorie, di legame tra generazioni diverse». «Parlare per me di Nicola Giunta è come parlare di una persona cara, di un amico che mi ha voluto un gran bene, di un grande poeta, del mio Maestro – ha detti, commosso, Ginestra – e poiché è da tempo che io tento di farlo conoscere sempre più, non potevo farmi sfuggire l'occasione nel momento in cui mi è stato rivolto l'invito dal maestro Fulvio Cama di parlare un po’ di lui». «Un’idea brillante – ha dichiarato l’editore Lamberti Castronuovo – Fulvio Cama tiene a battesimo Nicola Giunta e gli impone il ruolo di librettista: come quelli che hanno scritto i libretti d'opera, Giunta presta le parole alle inconfondibili note calabresi di Cama. Ne viene fuori una vera antologia che, nell’ascoltarla, ti scuote l’animo. T’infonde quel sentimento di appartenenza che si è via via perduto. In fondo Giunta amava Reggio ed i suoi concittadini più di ogni altra cosa al mondo».