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Sant'Agata, il mondo di Baldissarro in bilico tra arte e leggenda

Vincenzo Baldissarro ha in mano un martelletto e un piccolo scalpello che maneggia con delicatezza mentre ritocca la testa di un cavallo che spunta dalla roccia. È la sua ultima opera che si trova vicino ad un enorme piede, anche questo impresso nella roccia, e poco distante dalle “Sirene dormienti”. Per incontrarlo si deve raggiungere contrada Iemallo, che si trova poco distante dal centro storico del Comune di Sant’Agata del Bianco.
Vincenzo è un autodidatta, da bambino ha appreso i segreti dell’intaglio del legno dal padre, oggi invece scolpisce la roccia e ricava delle opere d’arte che lasciano senza fiato. Intorno c’è un bellissimo uliveto. In quei luoghi si ritrovano decine di palmenti incastonati nelle rocce. In lontananza si scorge la grande fiumara La Verde e sopra campeggia la “montagna sempre blu”.

Un progetto di rinascita

Vincenzo è uno degli artisti che oggi rappresenta Sant’Agata del Bianco, un comune alle pendici dell’Aspromonte che ha fatto della cultura e dell’arte un progetto di rinascita grazie anche ad un’amministrazione di giovani guidata dal sindaco Domenico Stranieri.
Baldissarro crea nel silenzio della natura che lo circonda. L’opera scultorea delle “Sirene dormienti” si richiama a una leggenda dove si narra che le due sirene avessero disubbidito a Poseidone, salvando una fanciulla che il dio voleva rapire. Per sfuggire all'ira del “signore del mare", le sirene risalirono la fiumara La Verde sperando di rifugiarsi nei "giardini di Campolico", laddove nessuno poteva trovarle. Arrivate esauste davanti a un palmento scavato nella roccia, dopo una mattinata di pioggia, si accostarono ad esso sfiorando l'acqua in cerca di refrigerio. Per la stanchezza si addormentarono e siccome la morte sembrava impossessarsi dei loro occhi, un dio benevolo le trasformò in statue di pietra per ricordare, in eterno, il loro sacrificio per il genere umano.
Vincenzo sta iniziando a lavorare nella cavità della roccia dove immagina di poter far risaltare un presepe. Intanto continua a limare la testa del cavallo mentre in lontananza si sentono i rumori della Calabria agreste e bucolica, mentre soffia la brezza che giunge dal mare e attraversa gli ulivi sfiorando le sirene come ad accarezzarle nel loro sonno profondo.

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